Alan Friedman: Trump sogna di sfruttare il processo a New York, così lancerà la corsa alle presidenziali 2024
A rendere ancor più surreali i prossimi 18 mesi, è verosimile che tutte queste accuse penali e tutti questi atti processuali si svolgeranno in diversi tribunali degli Stati Uniti da adesso fino all’autunno 2024, proprio quando Trump starà facendo comizi alla guida dei repubblicani e quando poi potrebbe fare campagna elettorale durante la stagione delle elezioni generali del 2024. Noi americani non abbiamo mai visto sotto processo e contemporaneamente in campagna elettorale per essere eletto alla presidenza un candidato incriminato. Non abbiamo mai visto un presidente incriminato. Le divisioni politiche e sociali in America oggi sono tali che potrebbero spaccare maggiormente la nostra società già divisa e arrabbiata.
Trump, il cui flusso incessante di retorica infiammata ha anestetizzato molti americani, non è si fatto certo problemi a istigare i suoi sostenitori a scendere in piazza per protestare. Il 24 marzo l’ex presidente ha avvertito, in un post su un social media, che nel caso dovesse affrontare imputazioni penali ci potrebbero essere “morti e devastazioni”. L’uomo che il 6 gennaio istigò la folla a Washington oggi ricorre alla retorica del supercattivo nei fumetto, e i suoi seguaci, in buona parte con un basso livello di istruzione, potrebbero esserne ispirati e diventare di nuovo violenti. Speriamo di no, ma è pur sempre possibile.
Insomma, come potrebbero andare a finire le cose da un’ottica politica, in vista della corsa alla Casa Bianca nel 2024? Insieme a molti strateghi politici di Washington, credo che la migliore opportunità di rielezione per Biden verrebbe proprio dalla nomina di Trump nel 2024 a candidato ufficiale del partito repubblicano. Da un sondaggio condotto la settimana scorsa alla Quinnipiac University, si è visto che in un duello tra Trump e Biden il presidente in carica otterrebbe il 48 per cento delle preferenze degli elettori contro il 46 per Trump. Si è anche appurato, però, che in un’eventuale sfida tra Biden e DeSantis, il governatore della Florida sconfiggerebbe Biden 48 a 46.
Molto dipenderà dalla forza del sostegno a Trump nel partito repubblicano, che al momento o è imbarazzato e tace oppure si affanna a difendere il Martire di Mar-A-Lago. Se dopo un secondo e un terzo atto d’accusa nei suoi confronti, Trump dovesse avere in ogni caso un forte riscontro ancora nei sondaggi, beh, a quel punto potrebbe anche arrivare a conquistare la nomination.
(Traduzione di Anna Bissanti)
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