Donald e la giuria, duello raffreddato: in gioco c’è la democrazia americana
Lucia Annunziata
Nella serata americana, due destini si incrociano di nuovo. Mentre l’ex Presidente Trump entrava ieri nelle maglie della Giustizia, la sua ex sfidante, Hillary Clinton, veniva celebrata da una cena in un esclusivo club sulla 66esima dell’East Side, il Lotos Club che prende il nome dai “mangiatori di loto” di un poema di Tennyson. Cene di stato per grandi nomi, dal 1870. La coincidenza dei due appuntamenti non è voluta (la celebrazione di Hillary è stata decisa mesi fa), ma ugualmente è un ritratto di due persone, un uomo e una donna, ancora legati, congelati anzi, da quell’unico momento in cui hanno dominato l’attenzione di tutto il mondo. Lui ne è uscito come un presidente che nel bene e nel male ha segnato un periodo di svolta della storia americana, lei come la donna che per prima ha tentato di toccare il cielo della politica americana. Lui è un uomo che viene dal business delle costruzioni, il più pericoloso della città per rischi, storie, bugie e denaro che vi circola.
Lei è una donna di buoni studi e incredibile ambizione, simbolo di una nuova fase del femminismo: la piena presa del potere. L’intreccio, buono solo per una nota di colore laterale, pure, avvenendo sotto lo stesso cielo, nelle stesse ore, è l’ennesimo esempio che alcuni destini di sciolgono mai. Nemmeno quando vanno in rovina – lui da oggi ufficialmente un ex presidente arrestato e imputato, il primo a subire questa onta, lei una ex, che non ha mai vinto. Ma questa è New York, città di sfide estreme e memoria lunga.
Memorie di cattiverie e insulti, rancori e depressioni. Alla fine, in questo faccia a faccia non consumato, c’è il racconto perfetto del sotto testo psicologico, emotivo e politico, dell’insanabile scontro fra i democratici e Donald Trump – il gusto e la passione con cui i primi stanno inseguendo da anni il secondo, e la furia cieca con cui quest’ultimo risponde. Una ricetta perfetta per uno strappo che rischia un danno serio, se non irreversibile, alla più potente democrazia occidentale.
Della prima giornata di Donald Trump arrestato e imputato davanti a un giudice, si può dire tuttavia che per ora i segnali dello scontro a venire sono molto misti. La vicenda non ha preso la piega peggiore. Quella minacciata la settimana scorsa da Miami dall’ex presidente – sfilata a piedi per le strade di Manhattan, manette ai polsi, chiamata alla mobilitazione di masse di arrabbiati sostenitori, scontri nelle vie della città fra i pro e i contro, foto del detenuto al banco degli imputati. Il corteo di macchine scure con Trump è passato invece senza complicazioni nelle strade di New York, scontri zero, e ancora meno di zero folclore fra Corte e detenuto. Siamo ovviamente solo alle prime ore, ma, al netto di sviluppi improvvisi e imprevisti nella notte, si potrebbe parlare di un clima raffreddato. Prodotto da decisioni prese da tutte le parti in causa.
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