Usiamo tutti i fondi del Pnrr: faranno crescere il Paese
Non sorprenderà allora se l’idea che l’Italia possa rinunciare a queste risorse, o anche solo ad una piccola parte, si sia riflesso istantaneamente in un aumento dello spread. Anche perché più crescita non si trasforma solo in più occupazione, ma anche in più entrate fiscali e quindi più risorse a disposizione per investimenti e riforme.
Il piano concordato con la Commissione può essere modificato. Ma la vera domanda da porsi è se ci conviene. Dovremmo fermarci il tempo necessario per riscrivere qualche progetto o scriverne di nuovi. Vorrebbe dire ritardare investimenti previsti e a cascata incidere sulla crescita e sulle riforme. La reazione negativa dei mercati finanziari avrebbe inoltre l’effetto di aumentare i tassi di interesse.
I progetti che si vorrebbe cancellare sono stati scritti un anno fa in collaborazione con il Parlamento e la Commissione europea: non saranno tutti perfetti, ma non penso siano pessimi. Anche l’osservazione che in un anno tutto è cambiato non tiene: il prezzo del gas, dopo essere esploso durante la scorsa estate, è tornato vicino ai livelli di un anno fa. Sarebbe molto meglio concentrarsi sull’attuazione del piano. Semmai sugli ostacoli e sul come eliminarli.
Un esempio per tutti. I Comuni non riescono a far partire gli appalti per costruire 210 nuove scuole? Superato un certo periodo di tempo li si obblighi ad affidarsi a società pubbliche come Invitalia che ha sviluppato una grande esperienza. L’idea che ogni volta si debba ricominciare da capo, come se il nostro Paese tra difficoltà e lentezze in questi anni non abbia continuato a camminare, è quello che ha determinato, ad ogni cambio di governo, ulteriori ritardi e lentezze. Che nel caso di una priorità, se non la priorità principale, la crescita, sarebbe l’errore che non possiamo permetterci.
CORRIERE.IT
Pages: 1 2