Calenda e il malumore per Renzi direttore del “Riformista”: «Così si confondono i ruoli»

di Casare Zapperi

Il leader del Terzo polo sull’alleato alla guida del quotidiano: «Un fulmine a ciel sereno. C’è un rischio di conflitti di interesse»

Calenda e il malumore per Renzi direttore del “Riformista”: «Così si confondono i ruoli»

La notizia del nuovo impegno Matteo Renzi gliel’ha comunicata giusto un quarto d’ora prima che diventasse di dominio pubblico. E già questo a Carlo Calenda , alleato e co-pilota del progetto che porterà il Terzo polo a dare vita a un partito unico entro ottobre, non è parso un gesto di grande sensibilità («è stato un fulmine a ciel sereno» ha confidato ai suoi collaboratori). Ma quella è la forma, pur rilevante. Il leader di Azione è più che preoccupato, per non dire irritato, per la sostanza. Perché dall’avventura dell’ex premier come direttore del Riformista teme possano arrivare solo grattacapi (politici, s’intende).

«C’è un rischio di conflitti di interesse» spiega Calenda a Tagadà su La7. Con i suoi è ancora più diretto: «Quando Renzi prenderà una posizione, lo farà come esponente politico o come direttore? Lui ha fatto il paragone con Veltroni a l’Unità e Mattarella al Popolo. Ma quelli erano giornali di partito, si muovevano lungo una linea politica ben definita. Il Riformista è un quotidiano indipendente, non è e non sarà l’organo del Terzo polo».

Il presidente di Azione non è stato interpellato prima che l’alleato decidesse di accettare la proposta dell’editore Alfredo Romeo (coimputato del padre del senatore di Rignano nell’inchiesta Consip). Ma ripete una sua vecchia convinzione sui tanti ruoli che Renzi ama interpretare. «Quando è finita l’esperienza da ministro — sottolinea — per un anno io non ho accettato né consulenze né incarichi da privati. Se vogliamo rifare l’Italia dobbiamo essere in grado di garantire assoluta trasparenza. La chiarezza dei ruoli per me è indispensabile». Calenda più volte ha detto in pubblico che chi fa politica si deve dedicare in esclusiva a quella, anche se la legge non impedisce di accettare inviti a condividere con società o stati esteri le competenze maturate nell’impegno pubblico.

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