Approvato il Def: 3 miliardi per il taglio del cuneo fiscale. Meloni: «Misure per la natalità»
di Enrico Marro
Il governo taglierà ulteriormente i contributi a carico dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi per un valore complessivo di «oltre tre miliardi a valere sul periodo maggio-dicembre 2023». Lo ha deciso martedì il Consiglio dei ministri che ha approvato il Def, il Documento di economia e finanza. I tre miliardi che verranno utilizzati per «sostenere il potere d’acquisto delle famiglie» derivano dal mantenimento dell’obiettivo di un deficit quest’anno pari al 4,5% del prodotto interno lordo a fronte di un tendenziale (cioè a legislazione vigente) del 4,35%. Il governo aumenterà dunque di poco più di 3 miliardi il deficit, portandolo al 4,5%, per ridurre il cuneo fiscale, «con un provvedimento di prossima attuazione», a favore dei lavoratori a reddito medio-basso. Sulla scia, quindi, di quanto fatto con l’ultima legge di Bilancio, che aveva confermato per il 2023 il taglio di due punti dei contributi sulle retribuzioni fino a 35mila euro lordi, aggiungendo un punto (per un totale di tre) per quelle fino a 25mila euro. Un’operazione costata complessivamente 4,2 miliardi. Ai quali ora se ne aggiungono appunto tre. le misure
Pil in frenata
Anche per il 2024 i margini di manovra resteranno limitati. Se infatti il Pil di quest’anno viene rivisto inleggera crescita, all’1% come obiettivo programmatico rispetto allo 0,6% fissato lo scorso novembre e allo 0,9% tendenziale, per il 2024 la correzione è invece al ribasso: l’obiettivo di crescita è posto infatti all’1,5% contro il precedente 1,9%. E la frenata del Pil proseguirà nel 2025 con un + 1,3% e nel 2026 con un + 1,1%. Rispetto al 2022, quando la crescita è stata del 3,7%, pesano la congiuntura segnata da inflazione e bassa crescita, l’incertezza legata alla guerra, ma anche, spiega l’Economia, il rialzo dei tassi di interesse e «l’affiorare di localizzate crisi nel sistema bancario e finanziario internazionale». Del resto, proprio ieri il Fondo monetario internazionale ha corretto al ribasso le stime di crescita. Il Pil del mondo crescerà quest’anno del 2,8% e il prossimo del 3%, lo 0,1% in meno di quanto previsto in precedenza. Quello dell’Italia aumenterà nel 2023 dello 0,7%, ovvero lo 0,1% in più rispetto alle precedenti previsioni di gennaio, ma meno dell’1% previsto nel Def. E per il 2024 il Fmi stima un +0,8% contro il + 1,5 del governo. La cui linea è difesa dalla premier, Giorgia Meloni, che commenta così il Def: «Il governo ha tracciato la politica economica per i prossimi anni, una linea fatta di stabilità, credibilità e crescita. Rivediamo al rialzo con responsabilità le stime del Pil e proseguiamo il percorso di riduzione del debito pubblico. Sono le carte con le quali l’Italia si presenta in Europa». Sulla crescita modesta pesano anchele difficoltà nell’attuare il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Tanto che dal ministero dell’Economia si osserva che «per rendere il nostro Paese più dinamico, innovativo e inclusivo non basta solo il Pnrr. È necessario investire anche per rafforzare la capacità produttiva nazionale e lavorare su un orizzonte temporale più esteso».
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