Terzo polo, è guerra fredda. Calenda: «Così il partito unico non nasce». I renziani: «Ci ha detto basta Leopolda»
di Claudio Bozza
Intesa vicina, poi lo strappo. La stilettata dell’ex ministro al “suo” ex premier per le conferenze a gettone: «Basta conflitti d’interesse». Ora si tenta l’ultima mediazione
Alla fine era sembrato come un incontro di wrestling. Politicamente è volato più di un cazzotto, qualche mossa spettacolare, ma alla fine nessuno sembrava essersi fatto male davvero, almeno per ora, perché a rimetterci seriamente sarebbero entrambi. Le 48 ore di duro scontro tra Calenda e Renzi sembravano essersi concluse con una pax armata. Poi, a tarda sera, quando le delegazioni di Azione e Italia viva stavano dandosi appuntamento per il giorno dopo per chiudere l’accordo, Calenda è uscito dal vertice sbottando: «Un nulla di fatto, così il partito unico non nasce».
Eppure secondo quando era emerso fino ad allora, i rappresentanti dei due partiti sembravano aver trovato l’intesa su un documento che metteva nero su bianco il percorso verso il partito unico del Terzo polo, impegnandosi addirittura ad eleggere un segretario entro il prossimo ottobre. «La riunione è iniziata con le parole di Maria Elena Boschi, non precisamente di reciproco rispetto. Noi con Matteo Richetti siamo stati oggetto di attacchi molto violenti. Abbiamo chiarito che questo non è il modo con cui si lavora».
Dal fronte avversario, però, ascoltate le dichiarazioni del leader di Azione, i toni sono altrettanto forti: «Ci ha chiesto di non fare più la Leopolda. Questo è inaccettabile». Ma da Calenda sarebbe arrivata anche un’altra stilettata: «Abbiamo chiarito che negli organi direttivi del partito non potrà esserci chi ha conflitti di interesse». E anche in questo caso il convitato di pietra era Renzi, già più volte criticato in passato per la sua attività di senatore-conferenziere a pagamento, in particolar modo nei Paesi arabi.
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