Nomine, un giorno di veti e ricomposizioni. Poi Lega e Forza Italia la spuntano su Scaroni e Cattaneo

E una buona parola, oltre a Gianni Letta, ce l’ha messa anche il presidente del Senato Ignazio La Russa, che di Cattaneo è stato il mentore sin dai tempi di Alleanza nazionale. Adesso l’interrogativo che rimbalza nel mondo politico e in quello economico è se davvero Cattaneo coltivi l’idea, o l’azzardo, di fondere Eni con Enel — zavorrata da 80 miliardi di debiti — e come potrebbe reagire Claudio Descalzi, che la premier ha voluto riconfermare al vertice del cane a sei zampe. 

Il secondo tempo della partita Enel lo hanno giocato Tajani e Gianni Letta sul nome di Paolo Scaroni. Nei giorni scorsi fonti di governo assicuravano che la premier si fosse messa di traverso per i passati rapporti dell’ex ad di Eni con la Russia di Putin, ma un parlamentare molto vicino a Silvio Berlusconi racconta un’altra versione: «Tutti i governi hanno fatto accordi con Gazprom e poi Meloni, ben prima del ricovero al San Raffaele, aveva promesso al Cavaliere che Scaroni avrebbe avuto un ruolo importante». E così, già martedì sera, gli ambasciatori di Forza Italia hanno potuto portare a Berlusconi la bella notizia. «Ha prevalso la qualità, non la lottizzazione» ha commentato Tajani, soddisfatto anche per Descalzi e Del Fante. E le tensioni, anche forti, dei giorni scorsi? Come sempre avviene ora si mostrano tutti contenti. Salvini ha piazzato a Terna il fedelissimo Igor De Biasio, vede benissimo Zafarana all’Eni e non lo disturba Del Fante alle Poste. E pazienza per Cingolani, che sarebbe stato spinto anche da Descalzi e che nella Lega hanno subìto come «una forzatura». 

Dentro Fratelli d’Italia l’hanno vissuta ancora peggio. Ma Guido Crosetto è stato risarcito dalla premier con la presidenza all’amico ambasciatore Pontecorvo e Lorenzo Mariani, che il ministro della Difesa voleva amministratore delegato di Leonardo, sarà forse ripescato con un altro incarico di peso. Quanto a Donnarumma, Salvini è di certo contento che, grazie anche al presunto «muro» di Giorgetti, sia uscito dai «magnifici» dieci con la speranza di approdare a Cdp venture capital, anche se la vera ragione per cui l’ad uscente di Terna non sia stato promosso a Enel è perché avrebbe rischiato di decadere per le incompatibilità previste nel mercato dell’energia. 

C’è infine chi iscrive la new entry Silvia Rovere in una presunta «quota Fazzolari», ma i meloniani giurano che la nuova presidente di Poste non abbia niente a che fare con il sottosegretario e sia stata scelta «esclusivamente per le sue grandi competenze».

CORRIERE.IT

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