Così Giorgetti tiene il punto sulle nomine e sui conti

di Federico Fubini

Così Giorgetti tiene il punto sulle nomine e sui conti

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti

Giancarlo Giorgetti il suo segno a questo giro — nomine più Documento di economia e finanza — lo ha lasciato senza dire una parola. Né in pubblico, né in riunioni nelle quali fossero presenti più di una manciata di persone di totale fiducia. Anche perché sapeva, il ministro dell’Economia, di trovarsi fra due campi gravitazionali riguardo alle società partecipate rispetto ai quali non poteva navigare né troppo vicino, né troppo lontano.

Nella Lega, il suo partito, aveva già preso forma un comitato neanche troppo informale per la selezione e valutazione dei nomi considerati per i ruoli di vertice e nei consigli di amministrazione delle società a controllo pubblico. Fra i componenti: il sottosegretario all’Economia Federico Freni, il deputato della commissione Finanze Giulio Centemero e l’altro deputato Alberto Bagnai (quest’ultimo aveva persino sviluppato un sistema di rating dei possibili candidati, tipo cacciatori di teste). Dall’altra parte Giorgetti aveva un altro campo gravitazionale, più forte: il gruppo a quattro composto dalla premier Giorgia Meloni, dal segretario del suo partito Matteo Salvini e poi, per Forza Italia, Antonio Tajani e soprattutto Gianni Letta. Era fra quei quattro, e solo fra loro, che si sono giocati i nomi dei presidenti e degli amministratori delegati delle prime quattro società quotate a controllo pubblico.

A quel punto il ministro dell’Economia, chiuso nel solito riserbo, ha preso atto di un ulteriore elemento: l’attenzione crescente degli investitori esteri. Da settimane vari fondi stavano contattando il suo dicastero per capire che intenzioni avesse il governo soprattutto per quanto riguarda Enel, prima società quotata italiana con un valore di Borsa di 66 miliardi, con i maggiori investitori globali nel capitale e circa metà del fatturato all’estero. Era chiaro che un amministratore delegato senza esperienza internazionale, che non parla inglese, non poteva andare.

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