La premier cede alla spartizione
Marcello Sorgi
Chiusa con un compromesso che alla fine ha ridimensionato le ambizioni di cambiamento – almeno nel metodo – della premier Meloni, la partita delle nomine nelle più importanti imprese statali si conclude, politicamente, con un rafforzamento della maggioranza, ma al prezzo di una classica lottizzazione spartitoria, per cui appunto la presidente del consiglio ha dovuto cedere su Enel – in cui sono approdate due vecchie conoscenze come Cattaneo e Scaroni, manager pubblici già sperimentati in altre stagioni del centrodestra – per ottenere il via libera alla sua linea delle conferme di candidati già scelti da altri governi. In particolare De Scalzi, nominato nove anni fa da Renzi e confermato da Draghi come amministratore delegato di Eni, l’ente petrolifero e la maggiore impresa italiana. E Cingolani, il ministro della Transizione ecologica di Draghi, conservato da Meloni come consulente su questa delicata materia per poi spedirlo alla guida di Leonardo, l’ex-Finmeccanica proiettata su mercati internazionali sensibili come quelli degli armamenti.
Per una che si era presentata al tavolo delle trattative calando il suo poker d’assi e avvertendo che sugli ad non avrebbe ammesso alcun cedimento, si tratta evidentemente di un passo indietro.
Meloni vince sull’Eni e su Leonardo, abbozza sull’Enel e oggi sapremo come finirà la partita di Terna, per cui aveva avanzato la candidatura di una donna, Di Foggia, già al vertice di Nokia, come amministratrice delegata al posto dell’attuale ad, Donnarumma, che pensava di trasferire all’Enel. Dove invece il posto è stato rivendicato e ottenuto da Salvini per Cattaneo, manager di provata esperienza nel pubblico (Rai) e nel privato (Telecom, Italo treni), cresciuto all’ombra di Fini, amico del presidente del Senato La Russa e poi curiosamente riapparso alla festa dei cinquant’anni del Capitano leghista.
Quanto ai presidenti, tolta la figura – attribuita a Forza Italia oltre che alla rinomata testardaggine di Gianni Letta, negoziatore del Cavaliere al tavolo delle nomine – di Scaroni, già ad di Eni ai tempi del governo Berlusconi 2001-2006, quando siglò un impensabile, oggi, per gli effetti della guerra in Ucraina, largo accordo di fornitura di gas con Putin, di cui ha continuato a rivendicare l’opportunità, le altre sono scelte più scolorite. Il nuovo presidente dell’Eni, Zafarana, è l’ex-comandante generale della Guardia di Finanza. Il nuovo presidente di Leonardo, Pontecorvo, è l’ex-ambasciatore in Afghanistan noto per la brillante operazione di evacuazione di migliaia di civili al momento del ritiro degli americani, due estati fa.
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