“Vi svelo tutti gli errori di Calenda”

Francesco Curridori

Francesco Capone, membro dell’assemblea nazionale di Azione, rivela le criticità del partito di Carlo Calenda e fa il punto sulla situazione del centro

“Vogliamo rappresentare lo spirito azionista e liberal-progressista di Piero Gobetti. Ci richiamiamo al social-liberalismo e siamo molto più aperti di un cattolico su determinati temi etici”. Francesco Capone, membro dell’assemblea nazionale di Azione, che sabato inaugurerà l’Associazione di cultura politica “Rinascimento Azionista”, fa il punto sulla situazione del centro.

Cosa sta succedendo nel Terzo Polo?

“Sinceramente non so cosa stia succedendo ai piani alti. Noi militanti siamo d’accordo sul partito unico e ci spiace vedere che sia la dirigenza di Azione sia quella di Italia Viva non stiano facendo una bella figura. Corriamo il rischio di perdere un’occasione storica anche perché le differenze tra i due partiti sono pochissime, quasi non esistono. Spero che la situazione si risolva”.

Ma perché la base di Azione è in subbuglio?

“La base di Azione, invece, non è in subbuglio, ma si sta organizzando così da rappresentare quell’area liberaldemocratica e progressista che ha un forte spirito civico, il seme originario del partito fondato da Calenda nel 2019. L’arrivo di innesti da Forza Italia e da altri partiti hanno portato in Azione delle diverse sensibilità e noi, anche in vista di un futuro partito unico, intendiamo rappresentare quella componente liberaldemocratica che si ispira al partito d’Azione del Dopoguerra”.

Quali scelte di Calenda non ha condiviso?

“Il senatore Calenda è un leader carismatico, ma molte decisioni del mio partito non le ho condivise. Tra queste la scelta iniziale di schierarsi col Pd alle Politiche, l’arrivo della Gelmini e della Carfagna a cui è stata data la presidenza del partito anche se fino a pochi mesi prima si trovava su fronti opposti al nostro. Ci stati forti malumori in Puglia e Basilicata per alcune candidature alle elezioni Politiche. personalmente non ho condiviso neppure la scelta della Moratti in Lombardia e di Armao in Sicilia perché ambedue erano vicepresidenti di una giunta regionale a cui facevamo opposizione. Ciò non significa chiudere la porta alla Moratti o alla Carfagna, ma, anche se si tratta di persone che hanno avuto responsabilità di governo, avrei voluto che avessero fatto un periodo da semplici militanti”.

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