Terzo Polo, passione triste

È quello che inevitabilmente penseranno gli elettori che hanno votato Terzo Polo e che si aspettavano, come promesso in campagna elettorale, la costruzione di un progetto politico dal respiro ampio e non una divisione repentina di fronte alla prima difficoltà. Insomma la speranza era quella di vedere un po’ di luna e non di concentrarsi in modo miope e triste sul dito sporco dell’altro. In questo senso il fallimento del progetto politico del Terzo polo, per alcuni commentatori politici annunciato già da tempo, fa riflettere sullo stato di salute non tanto dei due leader impegnati in questa contesa, ma ancora una volta sulla passione politica in quanto tale. Possibile che l’idea alta dell’arte della politica come servizio dedicato al bene comune e come perseguimento dei propri ideali, sia sempre più trascinata verso il basso, verso dispute individualistiche, verso calcoli opportunistici, verso la coltivazione di regni personali nella dimenticanza sistematica del suo compito civile? Il problema che il naufragio del Terzo Polo pone – se davvero risultasse, come pare, irreversibile – concerne il rischio che la politica diventi sempre più, come direbbe Spinoza, una passione triste.

LA STAMPA

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