Meloni, missione in Etiopia: “Investire qui per evitare un nuovo esodo verso l’Europa”

Meloni è il primo capo di governo a essere qui da quando il conflitto si è fermato. Ad attenderla non c’è il nazionalismo di chi potrebbe ricordare alla prima premier post-missina il passato coloniale e le mattanze fasciste. La presidente di Fratelli d’Italia è arrivata ad Addis Abeba con un’agenda fitta di incontri, compreso il trilaterale di questa mattina con Abiy e il presidente somalo Hassan Sheikh, che anticiperà la visita all’Istituto italiano Galileo Galilei. «Processo di pace e ripresa sociale ed economica devono andare assieme», secondo la premier. Un’occasione irripetibile per le imprese italiane. Già previsto, infatti, l’arrivo di una delegazione di imprenditori che accompagneranno il ministro degli Esteri Antonio Tajani.

Un esempio delle opere made in Italy citate dalla premier sono le sei dighe, tra cui l’imponente Gerd – centrale idroelettrica tra le più grandi dell’Africa – realizzate da WeBuild, l’ex Salini-Impregilo. Agli inizi di febbraio, a Roma, durante il bilaterale tra Meloni e Abiy, è stato siglato un primo accordo di cooperazione su tre anni e con uno stanziamento iniziale di 140 milioni di fondi per lo sviluppo. Ora la promessa del governo è di trovare ulteriori risorse per la ricostruzione dell’Etiopia. La speranza è di poter ufficializzare gli aiuti prima della presentazione del Piano Mattei che Meloni vorrebbe illustrare in un vertice Italia-Africa, a ottobre.

È questa la base su cui cementare una nuova politica migratoria che – come svelato dal Documento di economia e finanze – può aiutare lo sviluppo del sistema economico italiano. Una convinzione che va in direzione contraria ad anni e anni di dottrina sovranista. L’Etiopia è tra i Paesi beneficiari del decreto Flussi del 2022, ospita 823 mila rifugiati e 4,2 milioni di sfollati, ed è centrale nella rotta delle frontiere orientali verso il Sudan fino alla Libia. L’Italia non può più sottovalutarla.

LA STAMPA

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