Se a sinistra l’insulto si chiama arte
Non fa ridere, non fa riflettere, non provoca e non ha niente a che fare con l’arte. Fa schifo. Punto e basta. Parliamo del quadro – ammesso che si possa chiamare così una roba del genere – esposta nella Zona rossa del Torino comics. Rossa perché vietata ai minori ma, evidentemente, anche per passione politica.
Scusate il linguaggio, più consono alla descrizione di un video di Youporn, ma è necessario per descrivere il contenuto e la levatura dell’opera: un fallo che eiacula sul viso di Matteo Salvini mentre fa un saluto romano. Capite bene che più che nel campo artistico siamo in quello psichiatrico. L’illustrazione è di tale Luis Quiles, disegnatore spagnolo semi sconosciuto e del quale non sentivamo la mancanza. L’immagine è stata rilanciata sui social network, con più che legittima indignazione, dallo stesso ministro dei Trasporti che la ha commentata così: «Opera “d’arte” esposta a Torino. A me, con tutto il rispetto, pare solo una schifezza disgustosa. Direi penosa». Poco dopo arriva la controrisposta del pittore che si compiace beotamente della reazione del vice primo ministro.
Il problema è ovviamente tutto politico. Non se ne può più di questi presunti artisti di sinistra che pretendono che tutte le loro frustrazioni diventino provocazioni, che le loro ossessioni psichiatriche si trasformino in capolavori. Erano, sono e resteranno delle mediocri schifezze. Ed è ancora più irritante che proprio quella parte politica che sventola in continuazione la propria superiorità morale, squaderna i sacri testi del politicamente corretto e finge di difendere tutte le possibili minoranze poi faccia esplodere la sua violenza bestiale e volgare contro i politici di destra. Sono gli alfieri di un falso e viscido buonismo che poi diventano cattivissimi con chi non la pensa come loro. E, in particolare, con Matteo Salvini che è diventato il parafulmine di tutte le isterie progressiste.
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