Emissioni zero 2035: le falsità degli Efuel e dei biocarburanti

di Domenico Affinito e Milena Gabanelli

Chi nei prossimi anni deve acquistare un’auto cosa sceglierà? Le previsioni del settore non lasciano dubbi, mentre a seminarli ci pensano i portatori di interessi e le loro rappresentanze politiche. Partiamo da due dati certi: 1) il settore auto da solo è tra le principali fonti di emissioni climalteranti in Europa, 2) dal 2035 non si potranno più immatricolare auto con il motore a scoppio. Il 28 marzo, infatti, i ministri europei dell’Energia hanno ratificato il regolamento a maggioranza: astenute Italia, Bulgaria e Romania, contraria la Polonia. Chieste due deroghe: la Germania per gli Efuel e l’Italia per i biocarburanti. La prima è stata accettata perché i carburanti sintetici sono considerati neutri in termini di CO2. La seconda respinta. Il nostro Paese però tornerà alla carica, soprattutto dopo aver incassato un’apertura al ruolo dei biocarburanti nel processo di decarbonizzazione del settore dei trasporti da parte del G7 che si è svolto a Sapporo in Giappone domenica 16 aprile. Il tema in discussione è: Efuel e biocarburanti si possono considerare green? Ci aiutano i professori del Politecnico di Milano Marcello Colledani, Simone Franzò, Carlo Giorgio Visconti e il dirigente del Centro Ricerca del Cnr Nicola Armaroli.

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Gli Efuel oggi non esistono

Efuel sta per electrofuel: sono combustibili sintetici ricavati da monossido di carbonio e idrogeno, che non esistono in natura. Il monossido si ricava catturando la CO2 (per esempio dalle ciminiere delle centrali a carbone) e l’idrogeno dall’acqua con l’elettrolisi: servono 9 kg di acqua per ogni kg di idrogeno e 55 kWh di energia elettrica, pari al consumo elettrico settimanale di una famiglia italiana. Si tratta quindi di un processo molto energivoro. Il prodotto finale è un carburante liquido che, bruciando, ha più o meno le stesse emissioni inquinanti della benzina. Si possono dunque considerare neutri a livello di emissioni di CO2? No, secondo uno studio di Transport & Environment, think tank europeo creato da 61 organizzazioni senza scopo di lucro che osserva gli impatti dei trasporti su ambiente e salute. Considerando l’intero ciclo di vita un’auto alimentata a carburanti sintetici prodotti utilizzando il 100% di energia rinnovabile produrrebbe l’82% di emissioni di CO2 in meno di una a benzina tradizionale, rimanendo comunque più impattante di un’auto elettrica a batteria, alimentata al 100% con energia rinnovabile, che ne produrrebbe l’87% in meno. Ma è una tecnologia ancora di là da venire, e sulla quale le tedesche Bosch e Porsche stanno investendo da anni, motivo per cui la Germania spinge e protegge questo ipotetico segmento di mercato. Qualora si arrivasse a una produzione su vasta scala, sono combustibili che andranno bene soprattutto per i mezzi pesanti, come navi ed aerei.

Biocarburanti, l’interesse dell’Eni

Allo stesso modo l’Italia punta sui biocarburanti perché c’è l’interesse dell’Eni. Si ricavano dal processo di fermentazione del mais, colza, olio di palma, canna da zucchero. Oggi il 90% arriva da colture dedicate, che significa consumo di suolo e acqua. Vanno bene anche gli olii esausti della ristorazione, che però andrebbero importati: in Italia ogni anno se ne recuperano 40.000 tonnellate e, anche trasformandole tutte in carburante, stiamo parlando dello 0,25% del consumo annuo nazionale. Bruciando emettono meno CO2, ma non sono neutri perché quella emessa dai processi produttivi e dal motore non si bilancia con quella assorbita dalle piante in fase di crescita.

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