Emissioni zero 2035: le falsità degli Efuel e dei biocarburanti

La via dell’elettrico

L’auto elettrica è già in fase avanzata ed è considerata l’alternativa percorribile per tre motivi: 1) trattandosi di una tecnologia ha grandi margini di miglioramento, a differenza degli idrocarburi, degli Efuel e dei biocarburanti; 2) ha il minor impatto ambientale se alimentata da elettricità proveniente da fonte rinnovabile, e nei piani questo dovrebbe avvenire entro il 2035; 3) è più efficiente dal punto di vista energetico: il 70% contro il 25% del motore a scoppio. Il punto critico è la produzione delle batterie e il loro riciclo.

L’impatto delle batterie

Il 90% delle batterie oggi si fanno con il litio, nichel, manganese e cobalto. Il 50% del cobalto si trova in Congo, mente il 58% del litio è in Sud America (Argentina, Bolivia e Cile). Si tratta di materiali la cui disponibilità è messa in crisi dalla forte domanda, inoltre c’è una questione di monopolio: estrazione, lavorazione e produzione delle batterie è al 56,5% in mano cinese. Per essere un po’ meno dipendenti bisognerà darsi una mossa sulle materie prime, che ci sono pure in Europa, e sulla costruzione di gigafactory. Secondo i dati di Transport & Environment, sviluppati appositamente per Dataroom, oggi esistono 6 principali impianti di batterie su larga scala in Europa: la Datl cinese in partnership con Mercedes, le coreane Samsung Sdi, Sk innovation, LG Chem, la cino-giapponese Envision AESC, e una sola è europea: la svedese Northvolt. Nel 2022 hanno sfornato circa 2,5 milioni di batterie, a fronte di 2,6 milioni di auto elettriche. Altre 40 gigafactory, però, sono in progetto o costruzione. Sta di fatto che tutto il processo, dall’estrazione al prodotto finale ha un enorme impatto sia ambientale che di emissione di CO2. E allora dove sta il vantaggio?

Durata della batteria

Ogni singola batteria ha una durata garantita per 8/10 anni e 160 mila km di percorrenza. Oggi in Europa la vita media di un’auto a benzina è di dieci anni con 100 mila km di percorrenza. La batteria di un’auto non è più utilizzabile quando l’efficienza scende sotto l’80%, ma può riutilizzata nell’industria o come storage per le energie rinnovabili. Arrivata a fine vita i materiali della batteria possono essere recuperati: oltre l’80% del cobalto, il 95% di nichel e rame e almeno il 90% di litio. In Europa oggi (dati Transport & Environment) esistono 27 impianti di pretrattamento con una capacità complessiva di 150.000 t di batterie nel 2022 (uno è in Italia), e 7 gli impianti di riciclo con una capacità complessiva di 16.600 t di batterie. Sono tutti saturi, ma è un settore in espansione e su cui conviene puntare.

Quanto rende il riciclo

Secondo le stime del Politecnico di Milano investendo a livello europeo 5 miliardi, il guadagno è di 2 miliardi all’ anno. Per il nostro Paese invece, a fronte di un investimento in impianti di riciclo per 283 milioni di euro, si prospettano margini per 120. L’altro fronte è quello della ricerca di materiali sostitutivi come il sodio, che può soppiantare il litio. Ancora una volta la Cina è più avanti: il colosso Byd ha presentato il 18 aprile a Shanghai la Seagull, una city car con batterie proprio agli ioni di sodio al modico prezzo di 10.638 euro. L’evoluzione tecnologica e il riciclo dei materiali coinvolge anche tutta la filiera dei pannelli solari e fotovoltaici.

Il prezzo finale

Per il consumatore, anche il più attento ambientalista, alla fine è una questione di prezzo: oggi acquistare un’auto elettrica economica (segmento B) costa di più di una uguale a benzina. Se guardiamo al consumo invece al momento si spende uguale: per entrambe vi vogliono 30 euro per fare 300 km. Le differenze però non sono banali: l’auto elettrica non ha manutenzione, si rompe meno, per i primi 5 anni non si paga il bollo. I tempi di ricarica: 2/3 ore per quella completa, 20 minuti per quella ultrafast.

Le colonnine sono in espansione ovunque. Dove sta andando il mercato e dunque la preferenza degli automobilisti si vede dai numeri: le auto a benzina e gasolio vendute in Europa sono passate dal 39,9% del 2021 al il 36,4% del 2022; quelle elettriche dal 9,1% al 12,1%. L’unico Paese dove è cresciuta la vendita di motori a scoppio è stata l’Italia (più 17% nell’ultimo trimestre del 2022) sarà per via del fatto che sono finiti gli incentivi o perché la politica è poco reattiva sulla transizione. E anche le proiezioni (dati Transport & Environment/Bloomberg) indicano una strada ormai tracciata: l’elettrico raggiungerà il 23% nel 2025, il 30% nel 2025, il 40% nel 2027 e il 70% nel 2030. Sul fronte dei prezzi la stessa fonte indica un dimezzamento entro i prossimi 5 anni. E allora la domanda è: nel 2035 chi si comprerà un’auto a Efuel o a biocarburante? dataroom@corriere.it

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