Meloni e gli imbarazzi del 25 Aprile. Forza Italia si smarca: noi in piazza

Francesco Olivo

Nessuno nella maggioranza si sente chiamato in causa dalle parole del presidente della Repubblica di condanna dei regimi fascisti. «Ha detto una verità storica e quindi non ci crea alcun imbarazzo – dice uno dei massimi dirigenti di Fratelli d’Italia -. In nessun modo può essere visto come un richiamo a noi». Nessuno vuole commentare apertamente, la consegna in FdI è secca e soprattutto non nuova: nessun controcanto al Quirinale. Vale per questo tema ma anche per le questioni dell’azione di governo, a partire dal Pnrr. Non sfugge a nessuno che fra meno di una settimana sarà il 25 aprile e quindi ogni parola, ogni reazione rischia di essere amplificata. Un antipasto si avrà già domani, quando al Senato si discuterà la mozione dell’opposizione che chiede di rispettare «la verità storica e il 25 aprile». Come voterà il centrodestra? FdI e Lega dicono di non aver deciso, ma pensano a una mozione alternativa nella quale vengano condannati «tutti i totalitarismi». Mentre Forza Italia sarebbe propensa a votare il testo del centrosinistra. L’obiettivo, però, dicono fonti azzurre, è di non rompere l’unità della coalizione.

L’equilibrio sottile su cui vive il rapporto tra Giorgia Meloni e l’inquilino del Colle resiste. I due, dicono fonti di governo, hanno persino una certa sintonia, malgrado le enormi differenze politiche e generazionali. Così, si tende ad escludere che il presidente della Repubblica possa in qualche modo aver voluto metterla in difficoltà, pronunciando con nettezza parole che difficilmente si sentono da esponenti del partito della premier. Eppure, è impossibile non notare che, magari senza un’intenzione specifica, il presidente abbia giocato un ruolo di supplenza, laddove Meloni non è pervenuta. L’esempio dell’omaggio alle bare della strage di Cutro, che Mattarella ha pensato di dover fare a differenza della presidente del Consiglio, sta lì a dimostrarlo. Per il momento però il Quirinale ci tiene a non essere rappresentato come un contro potere e Palazzo Chigi conosce l’importanza di andare d’accordo. La prova sta anche nell’attenzione con la quale sono stati presi i richiami, più o meno formali, arrivati dal Colle: quello sul decreto maxiproroghe e, in parte, sul decreto Cutro. Così si spiega, infatti, la prudenza con la quale Meloni procede rispetto alla disinvoltura di Matteo Salvini.

Anche se è difficile trovare qualcuno che lo confermi pubblicamente, l’avvicinarsi della festa della Liberazione viene vissuta con una certa preoccupazione in Fratelli d’Italia. «È chiaro che si userà per cercare di indebolirci – spiega un fedelissimo di Meloni – ma chi pensa di togliere credibilità al nostro governo si illude». «Il nostro augurio è che il 25 aprile sia un giorno condiviso, senza polemiche strumentali, senza pensare che ciò che appartiene alla Storia sia un fatto di attualità», dice Alfredo Antoniozzi vicecapogruppo di FdI alla Camera.

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