Tito Boeri: “Governo schizofrenico sui migranti, se crescono aumenta il lavoro femminile”
Luca Monticelli
«Il contributo dell’immigrazione è fondamentale per tenere in equilibrio il bilancio dello Stato. Il governo lo sa, ma quando deve fare delle scelte agisce in senso opposto». Tito Boeri, economista, ex presidente dell’Inps e docente dell’Università Bocconi, definisce «schizofrenico» l’atteggiamento dell’esecutivo di Giorgia Meloni.
Perché
nel Def si riconosce che con più stranieri residenti in Italia il
debito calerebbe e poi si cancella la protezione speciale?
«Per
anni i partiti che oggi sono al governo hanno predicato l’odio nei
confronti degli immigrati, lanciando ogni possibile accusa. Adesso che
per questioni di bilancio dovrebbero favorire un atteggiamento più
attento, come dimostra la prudenza del ministro Giorgetti, i politici di
destra si trovano in difficoltà rispetto al loro elettorato e sono
costretti a scelte suicide come quella sulla protezione speciale».
Invece cosa dovrebbero fare?
«Dovrebbero
tener conto delle esigenze delle imprese, e quindi fare decreti flussi
più importanti, superando il livello degli 80 mila ingressi perché c’è
bisogno di manodopera in moltissimi comparti, dal turismo al commercio
fino alla ristorazione e all’agricoltura. E poi le famiglie hanno un
drammatico bisogno di lavoratori che si occupino delle persone non
autosufficienti».
La premier Meloni sostiene che il
governo punta a risolvere i problemi di sostenibilità delle pensioni non
con i migranti ma incentivando il lavoro femminile e la natalità.
«È
un errore clamoroso, le cose vanno di pari passo. Perché le donne oggi
possano lavorare è necessario potenziare il numero degli assistenti
domiciliari. Più immigrati vuol dire più badanti e più donne che
lavorano perché sgravate dai compiti di cura. E lo stesso vale per la
natalità».
Perché non si fanno figli?
«Per
le donne fare i figli e fare carriera è impossibile, non hanno gli aiuti
di cui hanno bisogno, perciò rimandano e alla fine fanno solo un
figlio».
Ha visto la bozza del nuovo reddito di cittadinanza?
«Sta
venendo fuori una misura di una complessità estrema, che toglie l’unico
strumento universale che avevamo di contrasto alla povertà. Si
introduce una serie di condizioni di appartenenza a categorie prive di
significato: l’idea che siano occupabili solo le persone che non hanno
figli minori e non hanno disabili in famiglia non ha ragione d’essere».
Perché?
«Sono
proprio le persone con minori e disabili in famiglia che hanno bisogno
di lavorare per guadagnare. È davvero una visione contorta, ispirata dal
desiderio di fare cassa. D’altra parte si è deciso nella legge di
bilancio che si doveva risparmiare almeno un miliardo e allora sta
studiando tutti i modi per raggiungere quell’obiettivo. Invece, il
governo si dovrebbe preoccupare di rendere il reddito di cittadinanza
più efficace per contrastare la povertà che è aumentata».
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