Tito Boeri: “Governo schizofrenico sui migranti, se crescono aumenta il lavoro femminile”

Addio al salario minimo, la premier Meloni non lo vuole.
«Eppure se stabilito a livelli appropriati potrebbe far aumentare non solo i salari dei lavoratori poco qualificati, ma anche l’occupazione».

Come mai nel Def non si parla di riforma delle pensioni?
«Temo che dopo Quota 100, 102 e 103 s’inventino altre quote che creerebbero nuove disparità di trattamento. Anziché puntare ad armonizzare i trattamenti si introducono delle eccezioni. Questo è un modo di fare che mina la coesione sociale: perché una persona che è nata un anno dopo di un’altra non può usufruire degli stessi benefici? Sono riforme sbagliate, comprensibili solo perché occorre far finta di rispettare le promesse da marinaio della campagna elettorale. Poi, però, il governo si trova a cercare di fare cassa, com’è successo con la mancata indicizzazione delle pensioni».

Si riferisce al taglio della rivalutazione degli assegni sopra i 2.100 euro lordi e fino a 2.600 che vengono adeguati all’inflazione solo all’85%?
«Sì, lo considero un modo barbaro di fare cassa, soprattutto in un momento in cui l’inflazione è tornata a due cifre. I tagli sono indiscriminati e puniscono anche chi ha un assegno proporzionato ai contributi versati. Se bisogna ridurre la spesa pensionistica servirebbe equità, intervenendo su chi ha versato pochi contributi in virtù di trattamenti privilegiati».

Si parla da vent’anni di produttività, salari, flessibilità. Intanto i giovani non sono valorizzati e se ne vanno.
«Sarebbe un bel segnale se quei tre miliardi, che il Def destina alla riduzione del cuneo fiscale, fossero devoluti ad alleggerire la pressione fiscale dei giovani».

LA STAMPA

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