È la satira bellezza, anche quando è volgare
E da quell’informazione che ha accompagnato il populismo con gli stessi toni, la maggioranza berciante che ciancia di “giornaloni” e intanto canta in un coro in cerca di allodole cui spacciare informazione per satira, e viceversa. In una sorta di cortocircuito in cui vale tutto e per questo non vale niente.
Cosa sia satira e cosa no, quindi, e cosa sia informazione, e cosa no, cosa sia – soprattutto – la propaganda spacciata per battaglia contro i poteri forti, è un dibattito che meriterebbe relatori più autorevoli. Su entrambi i fronti. Casomai bisognerebbe chiedersi cosa siano gli organi di partito camuffati, persino quelli pagati con fondi pubblici, persino quelli che lo Stato ce l’hanno come editore, che usano la pernacchia – senza l’utopia moralista di chi rischia facendo battute – per nascondere la loro contabilità del consenso.
Ma se così fosse, gli indignati di Palazzo dovrebbero chiedersi come sono arrivati fin lì. Con quale modello culturale. E chi li ha sospinti.
Vasto programma, praticamente infinito.
LA STAMPA
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