La battaglia del 25 aprile in Senato

ANTONIO BRAVETTI

ROMA. Altro che pacificazione e memoria condivisa. A pochi giorni dal 25 aprile è scontro in Senato sulle date fondative della Repubblica. Il voto su due mozioni divide centrodestra e centrosinistra. Finisce con la maggioranza che urla «vergogna», e le opposizioni che accusano gli avversari di non riuscire nemmeno a scrivere la parola «antifascismo», figurarsi celebrarlo. «Nella Costituzione non c’è alcun riferimento alla parola “antifascismo”», osserva a fine giornata, alla buvette il presidente Ignazio La Russa, annunciando che nell’anniversario della Liberazione farà «una cosa che metterà d’accordo tutti».

A Palazzo Madama si votano due mozioni sul 25 aprile. Quella delle minoranze (Pd, M5S, Az-Iv, Autonomie e Avs) s’ispira al discorso con cui la senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta allo sterminio nazista, ha inaugurato la legislatura, e si conclude impegnando il Senato «ad adottare le iniziative necessarie affinché le commemorazioni delle date fondative della nostra storia antifascista si svolgano nel rispetto della verità storica condivisa».

Ma quali sono queste date? Solo tre vengono riportate in entrambi i testi delle mozioni di maggioranza e opposizione: 25 aprile (Festa della liberazione), Primo maggio (Festa del lavoro), e 2 giugno (Festa della Repubblica). Il centrodestra chiede di non dimenticarne altre, tra cui «il 17 marzo, proclamazione del Regno d’Italia» o «il 9 novembre, Giorno della libertà, quale ricorrenza dell’abbattimento del muro di Berlino». E cita la risoluzione del Parlamento europeo del 19 settembre 2019 che si è espressa «contro ogni potere totalitario, a prescindere da qualunque ideologia, contro il nazismo, il fascismo, il comunismo». Ma più delle date e delle dittature, il Pd nota un’assenza: «È un peccato che questa parolina così importante, antifascismo, non sia entrata neanche di striscio nella mozione della maggioranza sul 25 aprile – sottolinea Alfredo Bazoli – un’inaccettabile omissione».

In aula i toni della discussione si fanno subito tesi. «Nel nostro Paese c’è stato un regime fascista. E i comunisti italiani si sono battuti per la libertà. Se oggi tutti noi siamo qui – osserva Walter Verini (Pd) – è perché in Italia ci sono stati la resistenza antifascista e il 25 aprile». Raffaele Speranzon (FdI) va giù duro: «Credo che l’antifascismo sia stato oggetto di una appropriazione indebita e di uno stravolgimento del suo significato originale, che nella sua storia ha condotto ad atti di efferata violenza come il rogo di Primavalle». Il senatore dem Francesco Verducci attacca La Russa, accusandolo di «negazionismo subdolo»; Peppe De Cristofaro (Avs) ricorda che «furono solo i partigiani a riscattare l’onore e la dignità di tutto il Paese».

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