25 aprile, il vicolo “ceco” di La Russa

Niccolò Carratelli

Roma. L’ennesima polemica sul valore dell’antifascismo, a pochi giorni dal 25 aprile. E la scelta di andare all’estero, proprio in occasione della festa della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Ignazio La Russa martedì sarà a Praga. Aveva promesso un gesto simbolico, che «metterà d’accordo tutti», ieri l’annuncio: dopo l’omaggio mattutino all’Altare della Patria, con il capo dello Stato Mattarella e la premier Meloni, il presidente del Senato volerà in Repubblica Ceca. Prima interverrà alla riunione dei presidenti dei Parlamenti dei Paesi dell’Unione europea, poi è prevista in agenda la commemorazione al monumento di Jan Palach, patriota cecoslovacco divenuto simbolo della resistenza antisovietica. Infine, La Russa visiterà il campo di concentramento di Theresienstadt, utilizzato dalle forze tedesche durante la seconda guerra mondiale. «Ho modificato gli impegni internazionali assunti da tempo per essere all’Altare della Patria a fianco del presidente della Repubblica», tiene a precisare il numero uno di Palazzo Madama, forse mettendo le mani avanti rispetto alla scelta di andare all’estero proprio il 25 aprile.

Ma le polemiche, in realtà, lo inseguono per la frase pronunciata l’altro ieri sera al bancone della buvette, davanti ad alcuni giornalisti: «Nella Costituzione non c’è alcun riferimento alla parola antifascismo». Solo un’analisi linguistica, ha poi precisato, nessuna rilettura politica: «I valori della Resistenza, a cui mi sono esplicitamente richiamato, sono espressi in positivo nella prima parte della Costituzione».

Per La Russa, come al solito, la questione è chiusa, è stato frainteso. Ma dall’opposizione, in particolare dal Partito democratico, non la vedono allo stesso modo. «L’antifascismo è la nostra Costituzione», avverte la segretaria Elly Schlein. Mentre la capogruppo alla Camera, Chiara Braga, considera «molto grave che la seconda carica dello Stato non perda occasione per riaprire polemiche e ambiguità sulla verità storica del nostro Paese. Continuiamo ad assistere – spiega – a un tentativo di rimettere in discussione le radici antifasciste della nostra democrazia e della Repubblica». Il capogruppo dem al Senato, Francesco Boccia, ricorda a La Russa che «la nostra Costituzione è stata scritta dalle forze che si opposero al fascismo. È antifascista – aggiunge – non tanto e non solo per la XII Disposizione transitoria e finale, che vieta “la ricostruzione sotto qualsiasi forma del disciolto partito fascista”, ma perché ogni singolo articolo è scritto in antitesi con le teorie e la prassi del fascismo».

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