Ma ora la pillola diamola ai maschi
Simonetta Sciandivasci
Che le donne – tutte le donne – non debbano più pagare la pillola contraccettiva è una buona e giusta cosa. Però non è equa: lascia che la contraccezione sia onere (carico, se vogliamo usare una parola più incisiva e certamente più in voga) femminile.
La scelta dell’Aifa, quindi, diversamente da quanto è stato quasi unanimemente ed entusiasticamente scritto e detto, non è una svolta: è lo sgombero di una strada già intrapresa e conferma l’assetto patriarcale (spiace doverlo sempre dire) della nostra medicina, e in particolare della medicina riproduttiva.
È piuttosto impressionante che, sebbene una donna sia fertile pochi giorni al mese, mentre un uomo lo è sempre, si intervenga sulle donne e non sugli uomini. È impressionante per il portato culturale che questo illumina, e per la facilità con cui ne accettiamo la conseguenza, ovvero il controllo sul corpo delle donne, al punto che la pillola, ancora adesso, è in senso quasi univoco intesa come una liberazione, cosa che è certamente stata, ma che forse ora ha un segno e un senso diverso.
È difficile non riconoscere, in questo, l’acclarato automatismo che rende maternità sinonimo di genitorialità: figli e non figli sono questione femminile e privata (ma ecco una dimensione che l’Aifa ha smontato: quella privata).
Non accade solo in Italia, però altrove un po’ di più se ne discute, e la ricerca, anche se poco e in maniera non propriamente sistematica, sperimenta pillole contraccettive dedicate agli uomini.
La scelta dell’Aifa potrebbe essere un momento per fare lo stesso anche qui, partendo da alcuni dati e fatti, il più importante dei quali ci dice che vasectomia (legale dal 1978) e ricorso al preservativo, attualmente le uniche due pratiche contraccettive di onere maschile (il coito interrotto è più problematico), generano timore e imbarazzo. In pochi preferiscono la contraccezione maschile a quella femminile, in pochi considerano anche solo l’ipotesi di farlo.
Se e quando ci decideremo a fare educazione sessuale e affettiva nelle scuole, ricordiamoci di insegnare ai bambini che la vasectomia non è castrante, non devirilizza, non è cosa da femminucce. E mi scuso se uso questo termine in senso diminuente, Federica Fabrizio ha ragione quando scrive nel suo libro per Fabbri Editore, “Femminucce”, appunto, che è invece una parola di grande bellezza e di cui dovremmo riappropriarci. Mi scuso, ma mi serve esemplificare.
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