Donne e occupazione: il lavoro che crea lavoro

Ma non è tutto. Per incentivare le nascite dopo la prima, lo Stato paga un «premio velocità» per chi fa un altro figlio entro 24 mesi dal precedente: il genitore non deve tornare al lavoro nel periodo fra il primo e il secondo congedo. Ora l’intervallo è salito a 30 mesi. Si calcola che tali misure abbiano contribuito a far salire la doppia natalità (due figli entro 30 mesi) dal 30% al 45% delle madri.

Grazie a questo sistema, dagli anni Settanta a oggi l’occupazione femminile è salita dal 50% all’85% di oggi (sull’insieme di donne fra i 25 e i 54 anni), una quota appena al di sotto di quella degli uomini nella stessa fascia di età. Fra le donne con figli la percentuale scende, ma di poco: 78%. In Italia, i valori sono entrambi più bassi di venti punti. Si tenga presente che molte donne svedesi hanno trovato lavoro proprio nei servizi pubblici (e un po’ anche privati) che sono indispensabili per sostenere un modello di famiglia in cui entrambi i partner lavorano.

Tutto questo ha ovviamente ha un costo. La Svezia spende quasi il 3% del Pil per infanzia e famiglia, l’Italia meno della metà. In compenso, noi spendiamo il 18,4% per la vecchiaia, la Svezia il 12,9. Il totale della spesa sociale sul Pil è ormai uguale fra i due Paesi. Qualcuno ricorderà uno slogan degli anni Novanta: più ai figli, meno ai padri. Avremmo fatto bene a seguire il consiglio. Oggi mancano figlie e figli, diminuiscono padri e madri e cresce il numero di anziane e anziani soli.

Il raffronto con la Svezia ci fa capire l’enormità della sfida che dobbiamo fronteggiare (nonché la irresponsabilità di tutti i governi succedutisi nel tempo). Il problema è che oggi sarebbe irrealistico proporsi di copiare il modello svedese, costerebbe troppo. Potremmo però almeno guardare alla Spagna. Lì il governo ha recentemente approvato un Piano d’azione significativamente chiamato Corresponsables (la natalità e il lavoro sono responsabilità di tutti), il cui obiettivo è sostenere la conciliazione e creare nuova occupazione di qualità nei territori, anche coinvolgendo il Terzo Settore. In Spagna lavorano molte più donne che in Italia e la loro quota è cresciuta più rapidamente, anche fra le madri.

Al governo Meloni è opportuno a questo punto chiedere tre cose. Primo, dare seguito alle dichiarazioni di intenti. Secondo, non fissarsi su una sola idea (come la detrazione di 10 mila euro per ogni figlio) senza averne prima approfondito le conseguenze e senza aver studiato bene l’esperienza degli altri Paesi. Terzo, non illudersi che immigrazione e occupazione femminile siano fra loro alternative, perché sono complementari. In presenza di un problema molto serio, prendere decisioni che non guardino al lungo periodo basate su presupposti sbagliati può essere peggio che non decidere affatto.

CORRIERE.IT

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.