La Resistenza della Memoria

Federico Capurso, Francesco Olivo

L’Italia celebra oggi la Liberazione dal nazifascismo. Ed è il ricordo di quei giorni, la memoria, a essere il perno intorno a cui si preserva il valore del 25 aprile. Lo sottolinea il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, incontrando al Quirinale una rappresentanza delle Associazioni combattentistiche e d’arma, di cui ne loda «l’impegno e la determinazione per tener viva la memoria di un periodo tra i più drammatici della nostra storia». Un lavoro con cui, sottolinea ancora, contribuiscono «in ampia misura a far conoscere e non dimenticare quanti hanno lottato per la difesa degli ideali di indipendenza e di libertà che permisero la liberazione dell’Italia dall’oppressione nazi-fascista». Per questo, per il suo nono anno da Presidente della Repubblica, dopo le consuete celebrazioni all’Altare della patria, a Roma, Mattarella volerà in Piemonte, prima a Cuneo, poi a Borgo San Dalmazzo e a Boves, luoghi simbolo della Resistenza e della Liberazione. Luoghi della memoria.

Giorgia Meloni, invece, in agenda ha solo un appuntamento: la cerimonia all’Altare della Patria di piazza Venezia a Roma, alle 9, accanto a Mattarella e ai due presidenti delle Camere, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana. Palazzo Chigi nega che ci siano altri eventi che la presidente seguirà nella giornata, ma da tempo si rincorrono voci su una visita a sorpresa, magari in un luogo simbolico. Quello che appare certo è che la premier vorrà lasciare scritte le sue considerazioni e una delle forme può essere inviare una lettera a un giornale, nell’auspicio di chiudere le molte polemiche sulle ambiguità della destra con il passato fascista. Si tratta, è ovvio, di un tema delicato, dove è fondamentale evitare passi falsi, il rischio infatti è riaprire un dibattito anziché chiuderlo, come successo con il ricordo dei martiri delle Fosse Ardeatine, «trucidati perché italiani» e non perché «antifascisti». Da Palazzo Chigi si spiega che la grammatica istituzionale vuole che sia il presidente della Repubblica a prendersi la scena in un giorno così, ma ciò non vuol dire che Meloni debba limitarsi a un omaggio formale, per giunta di primo mattino, per poi eclissarsi. Così, un’altra delle opzioni di cui si torna a vociferare in questi giorni è quella di un gesto a sorpresa, come la rinuncia, nel simbolo di Fratelli d’Italia, alla fiamma che fu del Movimento sociale, anche se dal partito si affrettano a smentire questa possibilità.

Non ha altri appuntamenti in agenda per la Liberazione neppure il presidente del Senato La Russa, che subito dopo la deposizione della corona all’Altare della Patria, volerà a Praga per intervenire alla Conferenza dei presidenti dei Parlamenti Ue, per poi partecipare alle commemorazioni di Jan Palach, martire della lotta contro l’occupazione comunista. Una scelta che, per le opposizioni, ha il sapore della provocazione e riaccende le polemiche. D’altronde, è il primo 25 aprile con un governo di destra. La tensione politica pare ancora in grado di ravvivare antiche contrapposizioni e il dichiarato obiettivo di Fratelli d’Italia di superare le divisioni e arrivare a una pacificazione, resta lontano. Complice, forse, anche la timidezza mostrata fin qui dagli uomini di Meloni nel tagliare certe radici.

Lega e Forza Italia mostrano invece un piglio deciso, utile a mettere in difficoltà l’alleata, se possibile. Silvio Berlusconi torna a parlare, a tre settimane dal ricovero, e lo fa con una nota in cui rievoca la Resistenza, «una straordinaria pagina sulla quale si fonda la nostra Costituzione, baluardo delle nostre libertà e dei nostri diritti». La memoria, dunque, richiamata da Mattarella, a cui il presidente di Forza Italia affianca una riflessione «sul presente e sull’avvenire», affinché la Liberazione sia anche un’occasione utile a «superare ogni divisione e ogni contrasto, per conseguire il bene dell’Italia e degli italiani».

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