Il coraggio di schierarsi

di Maurizio Molinari

Il 25 aprile è la festa di tutti quegli italiani che 78 anni fa si unirono per liberare l’Italia dalla brutale occupazione tedesca sostenuta dai collaborazionisti della Repubblica di Salò. L’alleanza fra la Germania di Adolf Hitler e i fascisti di Benito Mussolini rappresenta uno dei momenti più bui della Storia italiana ed europea. Ricordare chi allora nel nostro Paese scelse di battersi, schierarsi, agire o anche solamente pensare contro il Male significa rendere omaggio ad una moltitudine di eroi antifascisti, tanto diversi nell’identità quanto accomunati dall’anelito per la libertà.

A unirsi quel 25 aprile 1945 furono non solo tutte le fazioni partigiane, di ogni colore e fedeltà politica, ma anche gli operai e le operaie che non andavano più nelle fabbriche, i giovani e gli anziani che avevano visto i loro centri urbani travolti dalla brutale ferocia nazifascista. E quei militari che dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 avevano scelto di non aderire alla Repubblica di Salò, decidendo da soli – con la forza della ragione e senza l’ausilio di alti comandi spesso fuggiti – di abbandonare la folle alleanza con Hitler che aveva portato Mussolini a sposare il razzismo biologico nel 1938, ad entrare in guerra nel 1940 facendo subire all’Italia immani devastazioni ed a collaborare attivamente dal 1943 nella deportazione degli ebrei, sposando la teoria della superiorità della razza ariana per inseguire il folle miraggio di un ritorno al dominio imperiale. All’Italia che si libera dal nazifascismo appartengono anche molti – tanti – ex-fascisti che dal 1922 avevano creduto alle false promesse di Mussolini e dei suoi gerarchi ma poi, anno dopo anno, ne avevano pagato un prezzo sempre più caro a causa di povertà, distruzione, violenza e morte che il regime aveva imposto all’intera nazione. Mandando in frantumi leggi, valori e istituzioni dello Stato Unitario frutto del sacrificio dei patrioti del Risorgimento e dei caduti della Grande Guerra.

Fu proprio la moltitudine di identità della sollevazione dell’Italia antifascista contro il nazifascismo a porre le basi della Repubblica e della sua Costituzione che, nella XII disposizione transitoria e finale, “vieta la riorganizzazione del Partito nazionale fascista”. Con un divieto immanente che vale, oggi più che mai, da antidoto contro la tentazione da parte di chiunque di tornare a legittimare il fascismo in qualsiasi forma e declinazione.

Da qui il dovere di ognuno di noi, di generazione in generazione, di ricordare coloro che scelsero il Bene contro il Male: le ragioni che li spinsero, i sacrifici che affrontarono, le pene che patirono. Perché è a loro che dobbiamo ciò che abbiamo di più importante e vitale: le nostre libertà.

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