Landini il massimalista irriducibile critica anche il taglio del cuneo fiscale
Difficile accontentare Maurizio Landini. Le politiche di detassazione per le famiglie con figli? «È solo propaganda. La denatalità esiste ma servono politiche strutturali, di altra natura». Il taglio delle tasse? «Provvedimenti sbagliati». Neanche il taglio del cuneo fiscale, che pure beneficia i lavoratori, è un buona notizia per Landini (nel tondo), il più barricadero dei sindacalisti, di fatto un leader dell’opposizione al governo Meloni insieme a Conte e Schlein. Nel Def sono previsti 3,4 miliardi di euro nel 2023 e 4,5 miliardi di euro nel 2024 per «realizzare un taglio dei contributi sociali a carico dei lavori dipendenti con redditi medio-bassi». Pochi? Se fossero stati di più sarebbe stato meglio, ma le manovre non si fanno con le risorse disponibili, non con i se. Cero non abbastanza per Landini, che avrebbe messo di più, molto di più e ancora di più. «Tre miliardi sono insufficienti, la nostra richiesta è una riduzione di 5 punti che vuol dire avere almeno un aumento di 100 euro medi al mese», spiega Landini, protestando per aver ricevuto dal governo solo un «dobbiamo vedere in base alle risorse che abbiamo». La ricetta fiscale del segretario Cgil prevede anche la rivalutazione delle detrazioni in base all’inflazione, «una vera riforma fiscale che combatta l’evasione fiscale, che riduca il peso sul lavoro dipendente e sui pensionati, che allarghi la base imponibile, che tassi molto di più la rendita finanziaria e immobiliare e che introduca un contributo straordinario di solidarietà sui profitti per redistribuire per la tenuta dei salari e per creare lavoro». Il decreto lavoro? «Ripristina i voucher e ora si parla di liberalizzare ulteriormente i contratti a termine. Si va nella direzione sbagliata».
Pages: 1 2