ZTElly e l’armocromista
Ringrazio Elly Schlein perché
fino a ieri ignoravo colpevolmente l’esistenza dell’armocromia, l’arte
di abbinare i vestiti alla carnagione. Ignoravo anche che esistessero persone pagate 400 euro l’ora
per segnalarmi che il maglione grigio topo con losanghe arancioni in
stile fidanzato di Bridget Jones sbatte terribilmente con le occhiaie
giallastre. E non mi scandalizza che una giovane leader politica
affronti questi temi apparentemente voluttuari su una prestigiosa
rivista di moda.
Il problema è che quella di Elly Schlein a «Vogue» non era un’intervista qualsiasi.
Era la prima da segretaria del Pd, per di più alla vigilia della Festa
del Lavoro, un tempo «core business» della ditta. E per la sua prima
uscita pubblica, quella che dà il tono di una leadership, mi sarei
aspettato una conversazione sul salario minimo, o una di politica estera
con i quotidiani stranieri, oppure una sui diritti civili con qualche
settimanale popolare.
A scanso di equivoci, avrei provato la
stessa sorpresa se il segretario del Pd fosse stato Bonaccini e avesse
concesso la prima intervista a un giornale sportivo per parlare del
Bologna o a una rivista di parrucchieri per indagare il senso del suo
pizzetto. Oltre a quelli dell’armocromista, a Schlein potrebbero far
comodo i consigli di un cromista della comunicazione o, meglio ancora,
di un friggitore di salsicce della festa dell’Unità.
Con permesso, vado ad armonizzare il maglione. Non vorrei mai che scoppiasse la rivoluzione e non avessi niente da mettermi.
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