L’ira di Meloni sul Def: «Io non ho parole». Tra gli alleati cala il gelo

La tentazione del governo di far rivotare lo stesso testo del Def che era andato sotto in Aula ha allarmato i tecnici quirinalizi, i quali, interpellati per un parere, hanno suggerito ai collaboratori più stretti di Meloni di seguire la prassi: «Mai è successo di votare lo stesso testo dopo la bocciatura». E così, se pure aveva accarezzato l’idea di tirare dritta, la premier ha dovuto arrendersi all’antico brocardo latino ne bis in idem, che non consente di rimettere ai voti lo stesso provvedimento. Il presidente Mattarella si è tenuto fuori, perché le Camere sono sovrane. E se Montecitorio avesse dato il via libera al nuovo voto sullo stesso testo, ne avrebbe preso atto. Ma le opposizioni hanno gridato al «golpe», il governo ha scelto di non sfidare il Colle e un meloniano di peso quasi se ne duole: «Sembrava che il Quirinale avrebbe detto di sì, poi invece è arrivato il no… Ci hanno voluto umiliare, segno che non c’è alcuna collaborazione».

Il Cdm di emergenza viene convocato con 34 minuti di anticipo. Anche la toppa viene cucita in fretta, con i ministri «allibiti» che accettano di modificare la relazione che accompagna il Def. Lo «scivolone» non dovrebbe avere conseguenze: sarà approvato oggi stesso e il Cdm convocato per la Festa del lavoro si terrà come la premier aveva promesso. Ma il governo per qualche ora ha ballato, sui fondamentali di bilancio e proprio nei giorni in cui Palazzo Chigi e il Tesoro sono alle prese con la faticosa trattativa sul nuovo Patto di Stabilità europeo. L’imbarazzo della premier riguarda dunque anche i rapporti con i vertici dell’Unione, cui Meloni sperava di offrire un’immagine di maggiore unità, affidabilità e senso di responsabilità.

Se è vero che un «problema politico» non c’è, le tensioni hanno gelato i rapporti tra i partiti di maggioranza. I deputati di FdI hanno subito puntato il dito contro i colleghi di Forza Italia e Lega, spaccando i gruppi tra giustificati e vacanzieri. «Mancavano sia il capogruppo di FI Barelli che il suo vice Nevi», accusano i meloniani. E lasciano correre voci sui leghisti che hanno fatto infuriare Giorgetti, il loro ministro dell’Economia.

CORRIERE.IT

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