Stupro a Milano, il racconto della vittima: «Trascinata nell’ascensore, cercavo di scappare e lui mi picchiava»

di Giuseppe Guastella

Le parole della 36enne nei verbali della Polizia: «Quell’uomo ha detto che doveva andare in Francia, come me. Poi mi ha aggredito. Dopo la prima violenza sono svenuta»

Milano, 35enne violentata in ascensore alla stazione Centrale: fermato il presunto aggressore
La zona degli ascensori in Stazione Centrale

Ore di brutalità negli stessi giardinetti in Piazza Luigi Di Savoia, a Milano, che dovrebbero vedere i bambini giocare tra scivoli e altalene, e che invece, di giorno come di notte, sono ritrovo di sbandati d’ogni risma e nazionalità. Qui, alle 2.30 di giovedì, una donna marocchina di 36 anni ha subìto la prima violenza da parte di un connazionale incontrato per caso. E da qui comincia il suo drammatico racconto. 

Sola in stazione

La Polizia ferroviaria raccoglie con delicatezza e cura i ricordi della vittima ancora sotto choc a meno di dieci ore dallo stupro. È un atto indispensabile per le indagini del pubblico ministero Alessia Menegazzo che in poche ore arrivano all’identificazione e all’arresto del violentatore, risultato reso possibile dal protocollo del Codice rosso per la tutela delle vittime perfezionato nel dipartimento guidato dal procuratore aggiunto Letizia Mannella. La donna racconta di essere arrivata a Milano dieci giorni prima dalla Norvegia, dove vive la sua famiglia, di essere stata ospite di amici che nella tarda serata di mercoledì non hanno avuto scrupoli a lasciarla sola in stazione in attesa che partisse il treno delle 6 per Parigi. 

«Era amichevole, poi mi ha afferrato»

«In Francia vive mio zio che mi avrebbe aiutata a rientrare in Marocco», dichiara a verbale. Non immagina che all’1.30 la stazione chiude. Esce e si ferma in Piazza Luigi di Savoia, a destra della stazione. «Alle 2.30 sono stata avvicinata da un mio connazionale (…) con lui ho conversato per alcuni minuti e gli ho confidato che mi sarei recata in Francia». L’uomo, Fadil M. (chi è), non si lascia sfuggire l’occasione per infonderle sicurezza e tendere la sua trappola. «Mi ha risposto che anche lui sarebbe andato in Francia». Quella che fino ad allora sembrava un’amichevole conversazione si trasforma nell’inizio di un incubo: «Mi ha afferrato la mano destra e mi ha trascinato nei giardinetti». Il resto sono i particolari orribili della prima delle violenze che si protrarrà per mezz’ora fino a quando lei sviene. A farla tornare all’inferno ci pensa il connazionale tentando di violentarla di nuovo, «senza riuscirci perché opponevo resistenza». Non è finita. Le telecamere di sorveglianza alle 5.07,10 riprendono l’uomo che la trascina per mano e, 17 secondi dopo, i due di fronte agli ascensori al piano terra. «Mi ha portata dentro la stazione e, giunti nell’atrio adiacente all’ascensore, sul lato destro, mi ha aggredito nuovamente cercando di baciarmi sulla bocca e sul collo e di avere un atto sessuale con me». 

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