Lavoro, addio Reddito. Norme più stringenti per avere il sussidio
Luca Monticelli
ROMA. Il governo non trova pace sul reddito di cittadinanza. A due giorni dal Consiglio dei ministri del primo maggio convocato per approvare il decreto lavoro, ecco che arriva la terza bozza che cambia di nuovo il nome al sussidio caro ai 5 stelle. Si chiamerà «assegno di inclusione» – che ricorda tanto il reddito di inclusione varato dal governo Gentiloni nel 2017 – e partirà dal 1° gennaio del 2024. Per gli «occupabili», invece, è confermato il contributo di 350 euro per 12 mesi dal 1° settembre di quest’anno. Anche in questo caso l’esecutivo sceglie un nome diverso: «Strumento di attivazione». Alla fine la stretta per gli occupabili c’è perché il sussidio viene praticamente dimezzato e diventa temporaneo. Ma non ci sarà il risparmio preventivato dal centrodestra e sbandierato in campagna elettorale, perché per l’anno prossimo le coperture necessarie si attestano intorno agli 8 miliardi, visto che solo le 426 mila famiglie con all’interno gli “occupabili” costeranno allo Stato oltre 2 miliardi. I risparmi verranno probabilmente dal 2025 in poi, ma bisognerà vedere a che prezzo, perché se chi oggi prende il sussidio e fra un anno non ha trovato un lavoro resterà senza alcun reddito.
I requisiti
L’assegno di inclusione è destinato ai nuclei familiari in cui ci sono disabili, minori o over 60, e potrà arrivare a 500 euro al mese moltiplicati per la scala di equivalenza fino a un massimo di 2,3. A questa cifra si possono sommare 280 euro mensili per pagare l’affitto. La famiglia che lo richiede deve avere un Isee non superiore a 9.360 euro e un reddito familiare inferiore a 6.000 annui. L’Isee è stato riportato alla soglia in vigore con il reddito di cittadinanza, dopo che la bozza precedente l’aveva abbassato a 7.200 euro. Confermato anche il requisito di residenza in Italia di 5 anni per gli stranieri (gli ultimi due in modo continuativo), mentre finora era di 10. Il valore del patrimonio immobiliare diverso dalla casa di abitazione non può superare i 30 mila euro e non si devono possedere auto sopra i 1.600 di cilindrata o moto oltre i 250 cavalli. L’assegno è erogato per un periodo non superiore a diciotto mesi e può essere rinnovato, con 30 giorni di pausa, ogni 12 mesi. Si può cumulare al sussidio un lavoretto che frutta 3 mila euro lordi all’anno. La famiglia perde il beneficio economico se uno dei componenti rifiuta un’offerta di lavoro che preveda un rapporto di almeno un mese. L’offerta è considerata congrua in tutta Italia senza limiti di distanza dalla residenza se il contratto proposto supera i 12 mesi. Ogni tre mesi gli interessati saranno tenuti a recarsi negli uffici dei servizi sociali o presso i patronati per aggiornare la propria posizione.
Per le persone tra i 18 e i 59 anni che non hanno i requisiti per ottenere l’assegno di inclusione scatta lo Strumento di attivazione, che però sarà erogato solo nel caso di partecipazione ad attività formative o a progetti utili alla collettività.
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