Calo demografico? “Bloccare l’età pensionabile”: riparte il tormentone dei sindacati
di Antonio Mastrapasqua
Ci risiamo. È ripartito il tormentone delle pensioni. La Cisl chiede di riaprire un tavolo di confronto, la Cgil minaccia già scioperi a maggio. Sarà il contagio francese? È bene ricordare che il conflitto scatenatosi Oltralpe si riferisce a norme che non sembrano prevedere correzioni. Le “salvaguardie” per gli “esodati” sembrano vocaboli senza traduzione in francese. È altrettanto opportuno sottolineare che i programmi delle agitazioni annunciate in Italia dal segretario della Cgil, Maurizio Landini, riguardano tre sabati: il 6, il 13 e il 20 maggio. Nulla a che vedere con la durezza e la ferialità (anche ferinità, forse) dei cugini che protestano e han protestato tutti i giorni della settimana, non solo festivi o prefestivi.
Nei fatti il Documento di economia e finanza (Def) del
Governo non indica alcuna risorsa che il Governo dovrebbe stanziare per
il superare la legge Fornero. E questo irrita le organizzazioni
sindacali. Ma c’è da preoccuparsi? Gli ultimi numeri che si leggono
dicono che quasi 3 milioni di nuovi pensionati accederanno alla
quiescenza per anzianità, quindi ben prima della soglia tanto vituperata
dei 67 anni e rotti. Già oggi, su un totale di 17,7 milioni di pensioni
erogate dall’Inps (al primo gennaio 2023) oltre 5 milioni sono di
anzianità, o “anticipate”. Con buona pace dei giovani che vedono
ingrossare le fila dei titolari di trattamento pensionistico.
ASSISTENZA
Nel solo 2022 l’Inps ha pagato 1.350.222 nuove pensioni, il 46,5% delle quali di natura assistenziale. Di quei 17,7 milioni di pensioni, i tre quarti sono di natura previdenziale (cioè liquidate in base ai contributi versati) e circa 4 milioni (il 22,8%) con una fisionomia assistenziale. Il costo complessivo degli assegni liquidati è di 231 miliardi: 206,6 miliardi sostenuti dalle gestioni previdenziali e 24,4 miliardi riconducibili all’assistenza. In questo quadro, che non dovrebbe rassicurare i giovani lavoratori – non dico i trentenni, ma nemmeno i quarantenni – bisogna ricordare l’“inverno demografico” che ci vede con una natalità stabilmente sotto i 400mila neonati l’anno, e un invecchiamento della popolazione che ci pone in cima a ogni classifica (insieme a Giappone e a Principato di Monaco).
USCITA IN DISCUSSIONE
E c’è ancora chi discute della riforma delle pensioni, immaginando di
ridurre l’età di uscita. E c’è chi si rifugia in dibattiti politici che
poco o nulla hanno a che fare con i dati attuariali. Non solo, molti si
avventurano ancora – nel tempo della sacrosanta inclusione – a
verificare il colore dei contributi previdenziali, ragionando su chi
possa garantire le prossime pensioni. Immigrati sì, immigrati no? Che
senso ha? Se ha un senso riguarda solo la polemica politica. Stupisce
che in questo vortice di opinioni – di opinioni si tratta – si getti
anche chi ha il ruolo del responsabile dell’Amministrazione pubblica che
deve assicurare il migliore servizio in base alle leggi dello Stato
vigenti.
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