Attacco al Concertone: timori di un nuovo caso-Sanremo

Ilario Lombardo

ROMA. «Le piacerebbe!». Questa la reazione, risentita e sarcastica, quando in Cgil commentano la nota pubblicata ieri da Giorgia Meloni, e quel passaggio in particolare: «Se Maurizio Landini pensa davvero che sia diseducativo lavorare il Primo maggio, allora il concerto la triplice dovrebbe organizzarlo in un altro giorno».

Un palco, una diretta televisiva, artisti a ruota libera, voglia di diritti, urla, slogan, applausi, tre canali Rai, tra radio e tv, più Raiplay a disposizione. L’incubo Sanremo agli occhi della premier torna a materializzarsi nel Concertone di piazza San Giovanni, immancabile e tradizionale appuntamento per le sfide al governo e le polemiche politiche. I sospetti del sindacato sono diventati certezza tra gli organizzatori dopo la risposta della presidente del Consiglio al segretario della Cgil, che aveva liquidato il Consiglio dei ministri convocato nel giorno della Festa dei lavoratori come una scelta inopportuna e di pura propaganda. Una festa, ricordava Landini, che è tornata nel 1947 in Italia, perché era stata abolita dal regime fascista.

Anche la Uil nota le coincidenze e legge un certo nervosismo della premier. Il segretario Pierpaolo Bombardieri è sicuro che la mossa di ritrovarsi a Palazzo Chigi il Primo maggio per licenziare un decreto sul lavoro nasca dalla voglia di controbilanciare lo show organizzato dai tre grandi sindacati: «Volete scommettere – sostiene – che la conferenza stampa del governo sarà in contemporanea con il comizio dei segretari generali?». È probabile che Bombardieri non abbia torto. Esattamente un anno fa, da semplice leader di Fratelli d’Italia, Meloni organizzò una Conferenza programmatica di tre giorni che si concluse il primo maggio 2022 con un concerto, diretto da Beatrice Venezi, dedicato – parole della futura premier – «ai lavoratori e alle lavoratrici non garantiti e non rappresentati dalla triplice sindacale».

Vocaboli e ossessioni che ritornano oggi. E che si spiegano anche con la storica insofferenza della destra per il concerto simbolo della sinistra italiana. L’imprevedibilità di cosa verrà detto dal palco di San Giovanni è un tema che Meloni non sottovaluta. Attorno a lei non si nasconde come venga vissuto con un certo fastidio, soprattutto dopo quello che è successo a febbraio, al festival di Sanremo. Gli appelli a favore dei diritti Lgbtq+, gli attacchi del rapper Fedez al viceministro Galeazzo Bignami, il bacio con il cantante Rosa Chemical: la premier se n’è interessata personalmente, criticando l’edizione di quest’anno persino in un colloquio a Palazzo Chigi con l’amministratore delegato della Rai Carlo Fuortes.

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