L’allarme del World Economic Forum: “Nei prossimi 5 anni a rischio 14 milioni di posti di lavoro”. Chi rischia e quali sono le nuove frontiere
Le aziende segnalano che le lacune nelle competenze e l’incapacità di attrarre talenti sono i principali ostacoli alla trasformazione. Sei lavoratori su 10 avranno inoltre bisogno di formazione prima del 2027, ma si ritiene che oggi solo la metà dei dipendenti abbia accesso a opportunità adeguate. I Paesi che riusciranno a fornirne godranno di un indubbio vantaggio competitivo.
I posti di lavoro in più rapida crescita sono infatti legati anzitutto all’intelligenza artificiale, nei suoi lati positivi e negativi: serviranno più specialisti dei dati per addestrarla, più esperti di cybersicurezza per difendersi dai suoi utilizzi impropri. La domanda di questi professionisti aumenterà del 30% al 2027, creando competizione fra le imprese per accaparrarsi competenze al momento scarse sul mercato del lavoro.
Gli investimenti nella transizione energetica apriranno invece nuove opportunità per specialisti della sostenibilità, ingegneri delle rinnovabili, professionisti della protezione ambientale. In questo ambito si creeranno oltre un milione di posti di lavoro nei prossimi cinque anni, il secondo maggior incremento in percentuale dopo quello previsto nel campo del commercio digitale. Di nuovo, ciò richiederà un potenziamento della formazione non solo delle nuove generazioni ma anche del personale già in attività.
Non stupisce allora che l’occupazione nell’istruzione sia destinata a salire di 3 milioni in parte proprio per rispondere alle esigenze di riqualificazione professionale. In assoluto, però, la maggior crescita si registrerà nel settore dell’agricoltura: in particolare gli operatori di macchine agricole, i selezionatori e i cernitori, registreranno un aumento del 15%-30%, con un conseguente aumento di 4 milioni di posti di lavoro.
LA STAMPA
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