L’abolizione del reddito lascia i poveri indifesi

Nessuna valutazione multidimensionale, invece, per gli adulti tra i 18 e i 60 che non vivono in famiglie con minorenni, disabili o anziani. Sono dichiarati per principio occupabili. Per loro, in base agli stessi requisiti economici richiesti per l’assegno di inclusione, è previsto un sostegno economico definito Strumento di attivazione, di importo molto più modesto (350 euro mensili per una persona sola rispetto ai 500 euro massimi dell’assegno di inclusione), senza contributo per l’affitto, legato alla frequenza ad un corso di formazione professionale e per la durata di questo, fino ad un massimo di 12 mesi non rinnovabili, apparentemente mai, a prescindere dall’aver o meno trovato una occupazione. L’unico miglioramento, rispetto alla bozza di decreto circolata in precedenza, è che i figli adulti che fanno parte di una famiglia con minorenni, esclusi dall’assegno di inclusione. possono anch’essi richiedere questo strumento temporaneo.

Per gli “occupabili” dell’uno e dell’altro gruppo è stato anche rafforzato l’obbligo ad accettare qualsiasi lavoro che garantisca i minimi contrattuali, vuoi sull’intero territorio nazionale se a tempo indeterminato, anche se parziale, o determinato, se di durata non inferiore a 12 mesi, a prescindere dai costi di trasporto ed eventuale soggiorno, entro una distanza di 80 km se a tempo determinato di durata inferiore, anche di un solo mese, a prescindere dagli effettivi tempi di spostamento casa-lavoro e dalla disponibilità di trasporti pubblici adeguati. È una questione che era già stata sollevata rispetto al RdC, pensando non solo alle difficoltà nei trasporti che caratterizzano molte aree del paese, ma anche alle difficoltà che può incontrare una madre con figli in età pre-scolare e scolare a stare fuori casa per molte ore, tanto più se mancano le scuole (incluse quelle dell’infanzia) a tempo pieno. Utilizzare il tempo piuttosto che la distanza per valutare l’accettabilità di una occupazione sarebbe più saggio.

Potranno esserci ulteriori modifiche, ma la scelta del governo è chiara e in contrasto con la Raccomandazione europea in tema di reddito minimo: non tutti i poveri avranno diritto al sostegno finché il bisogno persiste, e per alcuni anche quello temporaneo non garantirà neppure il soddisfacimento dei bisogni di base. Ed anche il diritto ad un lavoro dignitoso – non solo per i poveri – è messo in discussione.

LA STAMPA

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