Attentato a Putin, uno sfregio all’immagine dello zar intoccabile. I «duri» chiedono vendetta
Questo racconto propedeutico alla sacralità della sua figura non regge senza la protezione primaria fornita da un altro mito dell’immaginario russo, quello delle Forze armate che vegliano sull’intero spazio della Madre Patria. E se per eluderla bastano due droni, senz’altro non partiti dalla lontana Ucraina ma dal punto della tangenziale di Mosca più vicino al Cremlino, come sostengono alcune agenzie statali, significa che il colosso ha piedi friabili. E i russi odiano sentirsi deboli, e se lo fanno cominciano a dubitare. Proprio per questo, per la necessità di riparare a uno sfregio, vero o presunto che sia, i megafoni del potere evocano il ricorso alla legge del taglione. Margarita Simonyan, la direttrice di RT nonché intervistatrice prediletta da Putin si chiede in modo retorico «se ora cominceremo davvero».
A fare sul serio, è l’inevitabile sottinteso. Il solito Dmitry Medvedev definisce l’eliminazione fisica di Zelensky come «l’unica opzione». Con parole diverse, è lo stesso concetto che esprime Vyacheslav Volodin, il presidente della Duma, che vede in quei due droni la prova del fatto che «il regime di Kiev non è meno pericoloso di Al Qaeda o dell’Isis, e va sconfitto nello stesso modo, colpendo i suoi leader». È ora di colpire i loro bunker, gli fa eco il capogruppo di Russia Giusta Sergey Mironov.
L’ultima dichiarazione ha una certa importanza. Perché è firmata dal politico considerato come il braccio parlamentare della galassia ultranazionalista che fa riferimento al fondatore del Gruppo Wagner Evgheny Prigozhin e da tempo chiede che venga abbandonato il velo dell’Operazione militare speciale per dichiarare una guerra vera e propria, senza quartiere e senza limiti. A Mosca sono in molti a pensare che non si dovrebbe andare lontano per cercare i mandanti di quei droni. La scalpellata al monumento dell’intoccabile presidente potrebbe essere interpretata come un gentile invito a fargli abbandonare ogni ormeggio, abbracciando la guerra per sempre. Se davvero così fosse, significa che Putin non ha perduto solo la sua aura da invincibile. Ma ha scoperto anche di trovarsi stretto tra due fuochi, che ardono entrambi vicino al Cremlino.
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