Braccio di ferro sul decreto Rai, Lega contro FdI: “No agli editti”

Francesco Olivo Michela Tamburrino

Il testo del decreto che con un effetto domino può cambiare il destino della Rai è pronto, «è qui sul tavolo», dicono da Palazzo Chigi. Ma il percorso che il provvedimento dovrà fare per arrivare al Consiglio dei ministri è pieno di ostacoli. Dai fedelissimi di Giorgia Meloni trapela ottimismo: «si risolve tutto oggi». La Lega però frena e allo stesso tempo tratta. Il Pd è pronto a dare battaglia: «Ci opporremo a una norma ad personam», ha detto Stefano Graziano, capogruppo Pd in Commissione Vigilanza. Fratelli d’Italia è convinta però che non ci sia più tempo, i palinsesti sono bloccati e quindi non resta altra strada che imporre per decreto la norma sul limite di età a 70 anni, oltre cui scatterebbe il pensionamento dei direttori delle fondazioni lirico-sinfoniche.

Una misura che colpirebbe Stephane Lissner, classe 1953, il francese che oggi è sovrintendente e direttore artistico del Teatro di San Carlo di Napoli, un posto che, se lasciato libero, potrebbe essere ricoperto dall’attuale Amministratore delegato della Rai, Carlo Fuortes. A quel punto FdI potrebbe mettere le mani sulla tv di Stato. Ma la Lega non è convinta, un membro del governo raccontava ieri alla Camera i suoi dubbi: «Un decreto del genere a quattro giorni dal Concerto del Primo maggio può sembrare un editto bulgaro». Il Carroccio, oltre alla questione dell’opportunità politica, magari strumentale, teme una concentrazione eccessiva nelle mani di Meloni, che potrebbe ritrovarsi con un amministratore delegato, Roberto Sergio, e un direttore generale, Giampaolo Rossi, pronti a una staffetta l’anno prossimo. Ma la vera partita si sta giocando sui telegiornali: in particolare, al centro della trattativa c’è la nomina del direttore del Tg1 per la quale FdI vorrebbe indicare Gian Marco Chiocci, oggi alla guida dell’AdnKronos.

Ai piani alti di viale Mazzini si esibisce tranquillità e si rispediscono al mittente tutte le accuse di questi ultimi giorni, soprattutto riferite alla paralisi delle attività aziendali. Si assicura che il lavoro prosegue perché nulla è cambiato e i vertici restano tranquilli al loro posto. Anche Fuortes mostra assoluto aplomb e riferisce ai suoi interlocutori che non ha nessuna intenzione di andarsene, anche perché nessuno avrebbe avanzato questa richiesta. La realtà è più complicata, perché le pressioni per accettare la soluzione napoletana sono fortissime e su Fuortes continua a pendere la minaccia della procedura di licenziamento “interna”, attraverso un voto a maggioranza del Cda e un passaggio in Commissione di vigilanza. Un iter troppo macchinoso per essere messo in pratica in tempi rapidi. Quindi FdI insiste per far passare il decreto al cdm di oggi. Prendendosi il rischio non solo delle accuse delle opposizioni, ma anche quello molto concreto dei ricorsi di Lissner.

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