IA, i lavori a rischio e i nuovi mestieri
Le Intelligenze artificiali (IA) non ruberanno impieghi, ma sconvolgeranno il mercato del lavoro così come lo conosciamo oggi. Questo aspetto, che ormai appare chiaro e persino banale, è però un discorso a tendere perché non sappiamo dire quando questo scombussolamento – in parte già in atto – si manifesterà in modo dirompente. È però verosimile che, tra posti di lavoro a rischio e nuovi mestieri il saldo potrebbe essere quasi pari, considerazione alla quale giunge anche uno studio curato dall’Istituto nazionale per le analisi delle politiche pubbliche (Inapp).
Secondo uno studio redatto dall’Università della Pennsylvania (uno tra i tanti), ripreso da vari media, c’è un elenco di professioni destinate a scomparire nei prossimi anni, tra queste figurano i cassieri, i fotografi, scrittori, ma anche matematici, ingegneri e web designer.
Il paradigma da prendere con le pinze
L’assunto da cui parte la ricerca dell’Università della Pennsylvania può essere riassunto così: il 20% dei lavoratori può vedere le proprie funzioni ridimensionate in favore di un’IA e l’80% degli impieghi cambieranno grazie alle Intelligenze artificiali. Al di là delle percentuali, la seconda parte dell’assunto è più realistica della prima. Lo dimostra, ad esempio, un assunto che si diffonde nei corridoi dei reparti di radiologia degli ospedali (soprattutto americani), secondo la quale non varrebbe più la pena formare radiologi perché le IA sono molto più performanti rispetto all’uomo.
Un mito ampiamente sfatato: i radiologi servono ancora (e sono anche sotto stress per il super-lavoro) ma occorre che sappiano lavorare sfruttando le IA, usandole come assistenti. Nessuno è disposto a farsi leggere una diagnosi da una macchina né, tanto meno, si può lasciare libera un’IA di formulare diagnosi senza la supervisione umana.
I nuovi mestieri
Possiamo stilare un elenco dei nuovi mestieri, forse ben più lungo di quello delle professioni a rischio o sul viale del tramonto, ma non potrà mai essere esaustivo.
Partiamo dal presupposto che le IA vanno addestrate, testate, revisionate e aggiornate. Oggi basta scattare una fotografia con lo smartphone per accorgerci che viene etichettata: alla fotografia di un albero viene associata l’etichetta generica “albero”, alla fotografia di uno stadio può essere associata l’etichetta del nome dello stadio stesso (per esempio, San Siro) e alla fotografia di un cane viene associata l’etichetta “animali” o “cane”. Tutto ciò è possibile grazie al lungo lavoro di persone che hanno istruito le IA e, più queste ultime prenderanno piede, più sarà necessario addestrarle e gestirle. Migliaia, se non persino decine di migliaia, di posti di lavoro.