Inps, è scontro FdI-Lega: così Meloni vuole frenare Salvini sulle pensioni

Luca Monticelli

Comporre il puzzle delle nomine sul tavolo è diventato ancora più difficile. Allo stallo che blocca il rinnovo dei vertici di Guardia di Finanza, Polizia e Rai, si aggiunge un’altra partita che stimola l’appetito della maggioranza: l’Inps. Il decreto omnibus approvato dal Consiglio dei ministri di giovedì sera stabilisce il commissariamento di Inps e Inail, una misura che accelera la decadenza dei Cda e consente di cambiare i presidenti. La rimozione di Pasquale Tridico, nominato al vertice dell’istituto di previdenza in quota Movimento 5 stelle dall’esecutivo gialloverde nel 2019, ha un sapore politico ma risolve anche un contenzioso dentro la pubblica amministrazione sulla durata del suo mandato. Tridico è considerato il padre del Reddito di cittadinanza – quello vecchio che il centrodestra ha smantellato con il decreto Lavoro – e soprattutto ha le chiavi del welfare e delle pensioni. La premier Giorgia Meloni, secondo quanto racconta una fonte, vorrebbe all’Inps una personalità vicina a Fratelli d’Italia per avere al tavolo un “alleato” in più da contrapporre alla Lega e a Matteo Salvini, che ha fatto della riforma delle pensioni – con quota 41 – la battaglia elettorale principale da portare a casa nei prossimi mesi. Quindi, lo schema immaginato è questo: l’Inps a FdI e l’Inail alla Lega. Peraltro l’istituto di assicurazione sugli infortuni era già nelle mani di Salvini, visto che Franco Bettoni era stato indicato dal Carroccio sempre durante l’esperienza gialloverde.

Il totonomi sull’Inps impazza già nei palazzi: in prima fila ci sono Gabriele Fava, giuslavorista ed ex commissario di Alitalia, e Concetta Ferrari, segretaria generale del ministero del Lavoro, un profilo di fiducia della ministra Marina Elvira Calderone. Gira anche un candidato di mediazione: Alberto Brambilla, presidente del Centro studi Itinerari previdenziali, ex sottosegretario al Lavoro del governo Berlusconi del 2001 e un tempo vicino alla Lega, dalle cui posizioni si è allontanato criticando Quota 100. La bozza del decreto omnibus varato giovedì prevede una nuova governance dell’Inps e dell’Inail: cancella la figura del vice presidente e modifica i poteri del presidente che non potrà più nominare il direttore generale, facoltà che spetterà al Cda.

Prima che il nuovo sistema sarà attivo, il governo metterà alla guida degli istituti due commissari che saranno nominati entro 20 giorni dalla pubblicazione in gazzetta del decreto, facendo quindi decadere gli attuali vertici. Il mandato di Bettoni era in scadenza il 30 luglio, mentre sul termine di Tridico si rischiava di aprire un contenzioso interno alla Pa. L’economista vicino al Movimento 5 stelle fu nominato commissario dell’Inps nel marzo del 2019 e a maggio venne confermato presidente. Il consiglio di amministrazione, però, si insediò solo nel maggio del 2020, perciò Tridico ottenne un parere dall’avvocatura dell’Inps che lo considerava formalmente presidente solo dopo l’insediamento del Cda, allungando il suo mandato a maggio 2024. Parere sconfessato poi dall’Avvocatura dello Stato che confermò la scadenza il prossimo 22 maggio.

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