Forza Italia, nel discorso faticoso ma potente di Berlusconi l’eredità futura dei «santi laici»

di Paola Di Caro

Il leader cita il passato, gli ideologi del ’94. E per un giorno il partito appare unito. Un discorso potente, molto umano, perché parla forse per la prima volta a chi ci sarà anche dopo di lui

Forza Italia, nel discorso faticoso ma potente di Berlusconi l’eredità futura dei «santi laici»

La curiosità è diventata quasi morbosa quando alle 13, perfettamente puntuale come da programma, il leader fa in un video (registrato venerdì) la sua apparizione semi-divina al popolo azzurro. Al mondo che, in verità, l’aveva già considerato parte del passato, sopraffatto da una malattia durissima che spesso non lascia scampo a fisici più giovani e più forti.

Lui non lo nega, quello che è stato quasi un abbraccio con la morte: «Eccomi, sono qui per voi. Per la prima volta dopo un mese, con camicia e giacca», esordisce toccandosi quella che negli anni è quasi diventata una divisa blu notte, con spilletta di Forza Italia a spezzare lo scuro. Un abito che spesso lo ha fasciato fin troppo, che ora sembra quasi stargli largo, che ospita un corpo sofferente il cui viso sempre sorridente — anche quando lo sforzo lo fa sembrare una smorfia — non nasconde dolore.

Berlusconi truccato pesantemente, ma stavolta per rispetto altrui più che per vanità, parla con voce affaticata e accorata, a tratti flebile. Due volte — in lunghi venti minuti — si ferma per bere acqua da un bicchiere alla sua destra, poggiato accanto a tre evidenziatori e due penne, mentre a sinistra campeggiano due suoi libri, «Discorsi per la democrazia» e «L’Italia che ho in mente». Una volta sbuffa. Ogni tanto inciampa in una parola, quasi masticandola.

Ma il suo è un discorso potente, molto umano, perché parla forse per la prima volta a chi ci sarà anche dopo di lui. Sia chiaro, lui ha tutte le intenzioni di restare, a lungo. Quando racconta il momento più duro — la notte in cui si sveglia al San Raffaele e chiede «che ci faccio qui, come mai sono qui, per cosa sto combattendo qui?» e «la mia Marta che mi vegliava mi risponde “sei qui perché hai lavorato tanto, forse troppo, ti stai impegnando molto per salvare la nostra democrazia e la nostra libertà”» — Silvio Berlusconi disegna già di sé quello che vorrebbe passasse ai posteri. Un uomo che ha sfidato tutto e tutti, il «comunismo» il suo primo «nemico», per salvare «l’Italia, il Paese che amo».

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