Il 9 maggio dimezzato: la crepa russa a Bakhmut

Questa crepa — che non ha equivalenti nel fronte occidentale proucraino — assieme a segnali di esitazione provenienti da Paesi fino a ieri non ostili a Putin, potrebbe indurre la Russia a considerare più seriamente l’ipotesi di sedersi in tempi più o meno brevi ad un tavolo della pace. Quando si dice che l’Ucraina può vincere questa guerra è di questo che si sta parlando. Della capacità ucraina di resistere in armi — fornite da noi — provocando a casa del Paese aggressore conseguenze politiche che dovrebbero indurlo a porre termine all’aggressione. Poi potrà anche accadere che aree precedentemente aggredite dalla Russia, in un referendum sotto l’egida di istituzioni internazionali decidano di restare con la Russia stessa. Ma dopo.

E torniamo al 9 maggio. La tenacia con la quale Bakhmut è rimasta parzialmente in mano ucraina (per una piccolissima parte, che però ha un grande valore simbolico) danneggia in modo irrimediabile la parata russa di domani. Putin ha ordinato la cancellazione di manifestazioni per la stessa ricorrenza in altre città russe. E ha inondato Bakhmut di bombe incendiarie (probabilmente al fosforo bianco) che stanno distruggendo la città. Verrà il giorno in cui Bakhmut sarà considerata una città martire. Martire per la pace.

CORRIERE.IT

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