Fazio al Nove, Chiocci al Tg1 e Roberto Sergio ad: chi entra e chi esce dalla Rai
di Antonella Baccaro
La nuova Rai del dopo-Fuortes: Chiocci è indicato per il Tg1, Preziosi potrebbe andare al Tg2. Fabio Fazio potrebbe lasciare la Rai, Pino Insegno dovrebbe avere un suo programma. In ascesa Annalisa Bruchi
ROMA — Il dopo Carlo Fuortes, qualsiasi sia l’assetto che si determinerà in Rai, non sarà una passeggiata. Anche solo l’idea che la Rai possa reggersi senza il canone, come il leader della Lega Matteo Salvini predica da tempo, farebbe tremare i polsi a qualsiasi candidato alla successione.
Intanto ci sono le procedure rituali da seguire. Le dimissioni consegnate
all’azionista, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, dovranno
essere presentate alla presidente del consiglio di amministrazione
Marinella Soldi senza necessariamente essere comunicate ai restanti
consiglieri in un’apposita riunione. Sarà il ministero dell’Economia,
d’intesa col governo, a dover reintegrare il cda, indicando un nuovo
nome che passerà in Consiglio dei ministri. Quindi dopo un’assemblea
degli azionisti, il board ratificherà il nuovo ad. Sarà quest’ultimo a
scegliere eventualmente il nuovo direttore generale. Il resto del cda
sopravviverà invece a Fuortes, perché così è stato deciso nella
suddivisione cencelliana dei pesi e contrappesi cui anche il governo
Meloni non si è sottratto.
I nomi dei dirigenti
Queste le tappe. Quanto ai nomi, non dovrebbero esserci sorprese: ad sarà Roberto Sergio, attuale direttore di Radio Rai, mentre dg dovrebbe essere Gianpaolo Rossi,
esperto di comunicazione, già manager Rai ed ex consigliere di
amministrazione. Proprio questo precedente avrebbe impedito a Rossi di
puntare da subito alla poltrona principale. Dovendo invece aspettare un
giro, Rossi approderebbe al ruolo di ad solo alla scadenza di questo
consiglio, venendo investito della gestione del prossimo triennio. Una
staffetta che è facile da descriversi ma non sarà scontato che si
realizzi tale e quale. Sergio è un manager interno molto forte e non si
farà mettere in ombra dal pur carismatico Rossi. Né va dimenticato che Marinella Soldi
resta presidente ed è anche lei una manager televisiva di tutto
rispetto, che poco ha potuto dimostrare nel biennio di Fuortes.
Le direzioni dei tg
La triarchia sarà subito messa a dura prova dalla tornata di nomine che si profila e che vede interessate le direzioni di genere, che sono quelle che devono definire al più presto i palinsesti autunnali (e quindi le conduzioni dei prossimi programmi) e le direzioni delle testate giornalistiche. I prossimi assetti sono da settimane oggetto di trattativa politica e il quadro completo ancora non c’è. Quel che è certo è che la Lega ambisce a forti compensazioni per l’arrivo ai vertici dell’azienda di uomini fidati di Giorgia Meloni. E che Forza Italia non è da meno, visto che ha già schierato in campo il migliore in fatto di negoziati: Gianni Letta. Quanto all’opposizione, il Pd se la deve vedere con il M5S con cui dovrà condividere le poltrone riservate alla minoranza. Il patto che i grillini sembravano a un certo punto aver stretto con Meloni, e che avrebbe compreso una marginalizzazione del Pd e alcune compensazioni, come la sistemazione dell’ex direttore del Tg1 Giuseppe Carboni, potrebbe essere rivisto. Ma al rialzo. Così la penserebbe Giuseppe Conte che ha ritirato l’appoggio a Fuortes con la tempistica giusta per farlo cadere: domenica scorsa in diretta nel programma di Lucia Annunziata.
Pages: 1 2