Putin riduce le celebrazioni per il giorno della vittoria in Russia
Oggi parata ridotta per la festività più importante del calendario. Sei i leader stranieri presenti, in 22 città non ci sarà nulla, il clima è cambiato

È il giorno di una vittoria senza vittoria. Quando si avvicina il 9 maggio, la festività più importante del calendario, per spiegare l’enfasi e il significato della parata sulla Piazza Rossa, gli studiosi tirano fuori dal cassetto la pobedobesie, un concetto che si può tradurre come mania o ossessione per il trionfo, qualcosa di cui la società russa è stata imbevuta negli ultimi vent’anni.
Le ultime notizie sulla guerra in Ucraina, in diretta.
La simmetria
L’anno scorso la simmetria fu perfetta. Il Cremlino ebbe gioco facile nel fondere la festa della Grande guerra patriottica all’Operazione militare speciale che era appena entrata nel suo terzo mese, usando la prima come giustificazione della seconda, l’invasione come un tempo supplementare del 1941-1945, contro i nazisti di Kiev. La narrazione era questa. E la sfilata del Reggimento immortale divenne una celebrazione di tutte le guerre russe, anche quelle recenti. I discendenti dei vincitori di allora scesero in strada a milioni urlando «Possiamo farlo ancora».
Lo slogan rimane quello. Ma oggi le cose sono cambiate. La liberazione dai nazisti al potere in Ucraina non è andata come doveva. All’ordine del giorno nei talk show e sui media non è l’avanzata russa, ma l’imminente controffensiva dell’esercito nemico. Il Giorno della Vittoria verrà sì festeggiato. Con giudizio, e con estrema prudenza, perché la faccenda dei droni sul Cremlino è stata presa sul serio. Solo la solitudine della Russia rimane la stessa di un anno fa.
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