Schlein, tailleur rosso e strategia accurata: «Sì al confronto, ma siamo contrari all’uomo o alla donna sola al comando»
di Maria Teresa Meli
La leader dem: «Non ci sottraiamo al confronto e intanto abbiamo presentato le nostre proposte»
«La verità è che non ci sono margini perché questo governo vuole andare all’elezione diretta del premier e io non penso che recederanno su questo. Comunque restiamo aperti a un confronto e ci vedremo di nuovo perché il tema della stabilità degli esecutivi interessa anche noi»: a sera, dopo l’incontro di quasi due ore con la premier, Elly Schlein affida ai fedelissimi i suoi dubbi e non nasconde un certo scetticismo. «E poi — ragiona la segretaria del Partito democratico — le priorità del Paese non sono queste e non vorrei che ci trascinassimo in mesi e mesi di discussioni sul presidenzialismo e il semipresidenzialismo, mettendo in secondo piano le urgenze, come il lavoro, la sanità, il problema della casa…». Schlein si era preparata con cura a quell’incontro (il primo tra le due) in cui la premier e la segretaria del Pd si sono rigorosamente date del lei, anche se prima, durante i colloqui informali che hanno preceduto la riunione nella sala della Biblioteca di Montecitorio, si davano il più confidenziale tu. La sera di lunedì e poi di nuovo la mattina dopo dal Nazareno era partito un ordine di scuderia ben preciso: nessun esponente dem avrebbe dovuto partecipare alle trasmissioni televisive che si sarebbero svolte alla vigilia dell’appuntamento con la presidente del Consiglio. Dare la linea spettava alla leader.
Chissà se anche l’elegante tailleur pantalone (alcuni dicono rosso magenta, altri porpora, perché ormai parlare dei colori della segretaria è di gran voga anche tra i parlamentari) faceva parte della strategia. Ma il piano studiato fin nei dettagli da Schlein non teneva conto dell’imprevisto, rappresentato in questo caso da Giuseppe Conte. Il leader dei 5 Stelle, infatti, spiazzava il Pd aprendo a una Bicamerale per fare le riforme. Uno strumento che al Nazareno viene visto con un certo sospetto, perché potrebbe essere un modo per rendere ancora più evidente la varietà di posizioni all’interno della minoranza. E la notizia della telefonata tra Schlein e Conte, dopo l’incontro tra l’ex premier e Giorgia Meloni, diffusa alle agenzie di stampa perché le dessero risalto, serviva proprio a dare la parvenza di un minimo di coordinamento delle opposizioni.
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