Paola e Claudio Regeni: “Attoniti per le parole di Descalzi su Al Sisi, aspettiamo ancora la verità sul nostro Giulio”
Serena Riformato
ROMA. «Attoniti». Paola e Claudio Regeni sono rimasti attoniti davanti alle parole dell’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi che venerdì, sul palco della convention di Forza Italia, si è speso in parole di gratitudine per il governo di Al Sisi: «L’Egitto ci ha aiutato rinunciando ai suoi carichi quest’estate per mandarli in Italia per riempire gli stoccaggi. Questi sono Paesi a cui se dai, ricevi». Il Paese da cui l’Italia «riceve» non ha però mai fornito gli indirizzi dei quattro funzionari della National Security egiziana accusati di aver sequestrato, torturato e ucciso il ricercatore 28enne. La prossima udienza, il 31 maggio, dovrà ancora una volta affrontare l’impasse giuridica causata dall’irreperibilità degli imputati.
Cosa avete pensato quando avete saputo del discorso dell’ad di Eni?
«Le
parole hanno sempre un peso e a volte sono soggette a più
interpretazioni. Questa gratuita e ingiustificabile dichiarazione di
Descalzi ci ha lasciati attoniti, la nostra “scorta mediatica” vale a
dire i tanti cittadini che seguono con noi la dolorosa vicenda di
Giulio, ci hanno subito trasmesso la notizia condividendo le nostre
perplessità: perché Descalzi parla ora di una rinuncia da parte di Al
Sisi (ma semmai avrebbe dovuto dire “del popolo egiziano”) dei suoi
carichi di questa estate? E questo messaggio a chi è rivolto? Che cosa
voleva dire effettivamente con “questi sono Paesi a cui se dai ricevi”? A
quali Paesi si riferisce, alle dittature? E cosa dai e cosa ricevi?
L’amministratore delegato di Eni certamente riceve e può esultare per la
sua ininterrotta e inossidabile amicizia col dittatore Al Sisi. Ma cosa
abbiamo ceduto, a cosa abbiamo rinunciato noi tutti in cambio di questa
loro amicizia?».
Aggiungo la domanda della segretaria
del Pd Elly Schlein: l’Italia ha “dato” l’impunità ai torturatori di
Giulio Regeni in cambio del gas?
«Abbiamo rinunciato alla
giustizia (diritto inalienabile) in cambio di merci? E chi ci guadagna
in uno scambio così svantaggioso?».
Il ministro degli Esteri Tajani e la premier Meloni
hanno scelto di non testimoniare al processo. Che valore avrebbe avuto
la loro partecipazione?
«La presenza di Meloni e Tajani
all’udienza del 3 aprile avrebbe dato al mondo intero un segnale della
dignità che l’Italia può e dovrebbe avere rispetto alla violazione dei
diritti umani e la conferma che lo Stato italiano si prende cura dei
propri cittadini in tutte le situazioni anche all’estero e anche e
soprattutto in ipotesi di tortura e omicidio. La loro testimonianza
sarebbe stata, senza dubbio, un contributo nella ricerca di verità e
nella battaglia di giustizia. Riteniamo che ogni cittadino abbia il
diritto di conoscere le promesse di collaborazione espresse dal
presidente Al Sisi. La loro assenza ha privato tutti noi di questi
diritti».
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