Un italiano su due vuole il presidenzialismo, ma i favorevoli calano rispetto all’era Draghi
Alessandra Ghisleri
Il clima politico in cui stiamo vivendo ha messo ancora una volta in discussione il tema della Costituzione. I partiti sempre in cerca di argomenti identitari per legittimare le loro competizioni elettorali e a volte anche oscurare altre vertenze molto più complesse e complicate, sentono forte il loro ruolo di mediatori tra gli elettori e i possibili candidati da eleggere e, di fronte ad una realtà così difficile e confusa come la nostra, è più naturale affidarsi al tema delle riforme per guardare il futuro piuttosto che discutere solo del complicato presente. L’Italia ha una buona tradizione in fatto di riforme, spesso transitorie e precarie che a loro volta hanno avuto – e molte attendono ancora – la necessità di essere modificate: ad esempio le leggi elettorali che nel tempo si sono avvicendate, o il Titolo V, oppure più recentemente la legge costituzionale che nell’ottobre del 2020 ha previsto il taglio dei parlamentari senza un aggiornamento dei procedimenti delle Camere. Molte esperienze del passato hanno infatti dimostrato che le riforme votate in parlamento non trovano sempre successo tra gli elettori e la storia ne mette in luce in maniera cruda le loro debolezze. In tutto questo Presidenzialismo e Premierato sono ragioni che inseguono le attenzioni degli italiani, si può dire, dal passaggio tra la prima e la seconda repubblica, con la discesa in campo di Silvio Berlusconi, ormai da più o meno 30 anni.
Nel monitoraggio sui cittadini favorevoli alla possibile modifica della Costituzione che includesse il Presidenzialismo – ossia l’elezione diretta del Presidente della Repubblica nelle sue differenti varianti – estratto dalle banche dati di EuromediaResearch per Porta a Porta, si mette in evidenza il trend delle medie matematiche che nel tempo ha seguito lo scandire dei diversi governi che si sono avvicendati. Per cominciare è utile definire che in un intervallo tra il 15% e il 20% si sono posizionati sempre coloro che ad ogni rilevazione non si sono pronunciati o non hanno saputo esprimersi nel merito. Mentre il grafico delle medie dei cittadini favorevoli alla proposta mostra il movimento fluido delle risposte degli intervistati, una sorta di cantiere semi-permanente, che sale e decresce in concomitanza con i differenti governi e i relativi Presidenti del Consiglio. La percentuale più bassa dal 2010 ad oggi si è registrata nel passaggio tra il governo di Silvio Berlusconi e quello di Mario Monti (tra il 36.3% e il 38.4%). I punti più alti risiedono nel primo anno di mandato di Matteo Renzi (51.1%) e nel passaggio tra l’esecutivo di Mario Draghi e l’attuale di Giorgia Meloni (52.3%).
Oggi a quasi 8 mesi dalle elezioni il dato delle persone favorevoli al Presidenzialismo – si posiziona al 46.6%, distaccando di 10 punti i contrari (36. 8%). Tuttavia dalla campagna elettorale estiva dello scorso anno ad oggi si sono persi quasi 6 punti percentuali (5.7%) tra coloro che si dichiarano bendisposti a votare la proposta. Osservando i cambiamenti nella storia istituzionale del nostro Paese ci si accorge che la fine del Governo Renzi, con il disastro del referendum del 4 dicembre 2016, i favorevoli calano al 41.2%; un dato medio dell’anno simbolico e coincidente con il risultato referendario dei Sì del 4 dicembre 2016: 40.04% (12.708.172 voti a favore – fonte Ministero dell’Interno). Dal Governo di Paolo Gentiloni (fine 2016 inizio 2018) a quello denominato “Conte 1” il dato medio torna a crescere trovando il suo apogeo nel passaggio dal governo giallo-verde a quello giallo-rosso (47.4%). Con l’indebolimento di Giuseppe Conte tra il 2020 e il 2021 i valori rientrano sui livelli del 41.1%. A livello di partiti quelli schierati con il centrodestra approverebbero il Presidenzialismo con dati superiori al 70%, mentre di contro Partito Democratico e i suoi alleati con il Movimento 5 Stelle trovano le loro maggioranze schierate sui pareri contrari. In linea con il dato nazionale sono gli elettori del Terzo polo, Azione con Italia Viva.
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