Il difficile equilibrio tra poteri sui dossier economici

di Francesco Giavazzi

Per il Pnrr ancora una volta può essere utile rifarsi al metodo adottato da Ciampi nel 1993 per realizzare le privatizzazioni

Sarà per il piglio della presidente del Consiglio, sarà per le divergenze di vedute che affiorano qua e là fra i partiti della maggioranza, sempre più spesso i dossier economici del governo vengono discussi a Palazzo Chigi. In una situazione che continua a risentire delle crisi degli anni recenti, ciò può anche essere elemento di rapidità e di chiarezza: purché di questo si tratti e non sia l’effetto di un riversare al centro compiti e decisioni che potrebbe avere persino effetti opposti a quelli desiderati.

La nuova governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza (ogni tanto serve ricordare che cosa si celi dietro la sigla Pnrr) è un esempio di riporto a Palazzo Chigi i cui effetti sull’esecuzione del piano potrebbero essere negativi. Il Pnrr, ora che è stato avviato, per funzionare e concludersi entro i tempi stabiliti, ha bisogno di un «cacciavite», cioè di una struttura di comando agile, che ogni mattina individui i progetti che stentano a partire, intervenga sulle amministrazioni che ne sono responsabili e, se necessario, attivi i «poteri sostitutivi» cioè la norma, forse la più importante del Pnrr, che consente al Consiglio dei ministri di sciogliere i nodi che bloccano i progetti superando gli ostacoli eventualmente posti da Comuni, Regioni o altri soggetti. Serve cioè una struttura che riesca a individuare rapidamente i punti critici e a correggerli.

C’è un pericolo che può nascondersi nella nuova governance. La guida del Pnrr vede a capo un ministro, politico molto abile, ma proprio in quanto ministro, figura di indirizzo, lontana dagli interventi da attuare. Allertato di una procedura che si è incagliata, il ministro chiamerà il suo capo-gabinetto, che a sua volta chiamerà il collega dell’amministrazione in cui si è manifestato il problema. Prima di arrivare all’ostacolo e rimuoverlo saranno trascorse settimane e nel frattempo si potrebbe anche essere persa l’informazione sui motivi dell’incaglio. Inoltre, nei giorni scorsi, fra il ministro e i responsabili dell’attuazione dei progetti è stata interposta un’altra figura, un magistrato contabile, presidente di sezione della Corte dei Conti, con il compito di coordinare la «struttura di missione» che a Palazzo Chigi guiderà il piano. Va ricordato che la Corte dei Conti vigila sulla correttezza delle procedure e della rendicontazione contabile della spesa pubblica.

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