“Il Pd può arrivare al 30%”. “No, spaventa i moderati”. Sondaggisti divisi su Schlein
L’uscita dell’economista Carlo Cottarelli, il rapporto con la Cgil di Maurizio Landini e il no alle riforme. Il Pd di Elly Schlein continua a far parlare di sé e a dividere i sondaggisti. Per la rubrica Il bianco e il nero abbiamo raccolto le opinioni di Carlo Buttaroni (Tecné) e Antonio Noto (IPR Marketing).
Quello di Cottarelli è solo l’ultimo di una lunga serie di addii dal Pd. La Schlein non è in grado di tenere unito il partito?
Buttaroni: “Le posizioni di Elly Schlein rendono difficile tenere unito un partito come il Pd che ha molte anime al suo interno. C’è una sinistra più radicale che convive con un riformismo temperato alla Blair e queste anime così diverse e devono trovare sintesi in un segretario che riesca a rappresentarle tutte. La Schlein oggettivamente ha qualche difficoltà sotto questo punto di vista per le sue posizioni che spostano il baricentro della sua segreteria molto a sinistra. Questo rende difficile la convivenza con quelle anime che hanno una posizione più riformista e moderata o che guardano al centro di stampo macroniano. Il Pd, forse, ora, avrebbe bisogno veramente di un Congresso politico più che di un Congresso basato su un procedimento elettorale come sono le primarie”.
Noto: “Il problema è un altro, ossia quanto Cottarelli effettivamente è linea con questo Pd. Oltretutto, il Pd di Cottarelli, alle urne, è uscito abbondantemente sconfitto e oggi il Pd della Schlein vale molto di più del PD. Al di là ovviamente della bravura e del know how di Cottarelli probabilmente il profilo di Cottarelli non è in sintonia con quello dell’elettorato che invece vorrebbe votare il Pd o che già vota Pd”.
Da quando la Schlein è diventata segretaria il Pd è cresciuto di 3-4 punti, ma poi si è fermato intorno al 20%. Secondo lei, perché?
Buttaroni: “Con la sua elezione è sicuramente il Pd cresciuto e adesso viaggia intorno al 20%. La quota di consensi che i sondaggi registrano oggi è grossomodo poco più quello delle Politiche. I 3-4 punti a cui spesso ci si riferisce sono quelli che si registravano in un periodo in cui il Pd era di fatto senza leadership. Con le elezioni politiche e le dimissioni conseguenti che ci sono state del segretario Letta il Pd è stato un partito senza una leadership e non in grado di giocarsela sul piano politico e raccogliere consensi. Oggi questa crescita deriva anche dal fatto che il Pd ha di nuovo un leader. Non abbiamo però una controprova cioè noi non sappiamo se con un altro segretario il Pd avrebbe raggiunto gli stessi consensi per cui è difficile dire che con la Schlein il Pd ha guadagnato molto. Ha recuperato sicuramente una quota importante di consensi. Che questi consensi derivano da un ampliamento della base elettorale è ancora troppo presto per dirlo”.
Noto: “Secondo i nostri risultati è cresciuto di 4-5 punti. Alle primarie era crollato intorno al 16 e, ora, è intorno al 21%. È normale che non può crescere in maniera esponenziale però è risalito c’è tutta una parte di ex elettori che negli anni ha abbandonato il Pd e che oggi sta valutando se ritornare a votare Pd oppure no. È un elettorato che non si ferma al semplice cambio del capitano, ma vuole vedere i contenuti e, quindi, vuole capire nel tempo se i contenuti del PD della Schlein sono in sintonia con i propri bisogni e le proprie attese. Sta lì a guardare, ma per ora non si schiera ancora col Pd”.
La strategia di strizzare l’occhio a Landini e alla sinistra radicale, nel lungo periodo, può portare più benefici o danni?
Buttaroni: “In Italia tradizionalmente una sinistra che non è riuscita a parlare con un’area moderata non ha avuto diciamo esiti elettorali tali da competere effettivamente per il governo del Paese. In questo momento bisognerebbe capire se Elly Schlein può puntare a un’area che può arrivare anche al 30%, ma che deve saper attrarre anche il centro e quei moderati con proposte che devono essere eccessivamente radicali. Bisogna, dunque, vedere se la Schlein sarà capace di mettere in campo una proposta di questo tipo perché in questo momento le forze più moderate della società fanno fatica a trovare nel Pd guidato dalla Schlein un interlocutore affine proprio perché gli estremismi di sinistra radicale spaventano quell’area moderata, non tanto per la questione dei diritti ma più le politiche economiche”.
Noto: “Il Pd ha un problema storico per cui per aumentare i suoi consensi deve puntare ad altri target, ma negli anni scorsi gli operai hanno votato Fratelli d’Italia mentre alle Europee votarono più per la Lega che per il Pd. La scommessa della Schlein è proprio recuperare quella classe sociale che si è sentita abbandonata, ma deve mantenere anche le classi sociali che oggi le danno il 20%. È una scommessa che va misurata tra uno o due anni”.
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