Diritto di famiglia


Annalisa Cuzzocrea

In un Paese che attende da anni una legge che tuteli le famiglie arcobaleno, il male ha inizio con una circolare. Non con un decreto, non con un atto normativo dibattuto in un Parlamento che comunque a ogni prova dimostra di essere indietro rispetto alla realtà, ma con un dispositivo firmato dal ministro dell’Interno che ha dato il via a una serie di conseguenze nefaste. Per chiamare le cose col loro nome, a una catena insopportabile di discriminazioni.

Ci sono bambini, oggi, 12 maggio 2023, in un Paese che si definisce sviluppato, che fino a qualche settimana fa avevano due madri, e oggi ne hanno una sola. E non perché alla seconda mamma sia successo qualcosa, ma perché lo Stato ha cambiato idea e ha deciso che è così. Che un presunto ordine naturale andava ristabilito. Che la loro esistenza è irregolare e come tale deve essere considerata dai documenti di cui hanno bisogno per andare a scuola, in ospedale, per viaggiare, uscire dal Paese, definirsi. Per esistere.

Alcune procure – per ora Padova, Bergamo, Milano – hanno preso talmente alla lettera la circolare emanata dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi da decidere che non doveva valere solo per il futuro, e già su questo c’è moltissimo da discutere, ma anche per il passato. Così ci sono mamme, in questo Paese, che si sono viste dire da un tribunale: da oggi tu, per questo bambino che hai voluto amato e accudito ogni giorno della sua vita, non esisti. Ma, soprattutto, ci sono bambini cui viene all’improvviso preclusa metà della propria famiglia. La madre o il padre non biologici, e quindi nonni, zii, cugini. Bambini che ogni giorno – mentre andranno a scuola, al parco, in gita, dal medico – sapranno che lo Stato li considera e li tratta da diversi, semplicemente per il modo in cui sono nati. Come accadeva un tempo con i figli illegittimi.

Pensavamo che tutto questo fosse alle spalle, da quando il diritto preminente del minore è diventato un principio cardine della nostra giurisprudenza. È lo stesso principio sancito nella Convenzione per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza delle Nazioni Unite nel 1989. È l’Abc di ogni Paese che rispetta i diritti umani e i diritti civili, ma pian piano, da lì, stiamo tornando indietro. E le armi di distrazione di massa seminate dalla destra e dai movimenti omofobici non c’entrano nulla. Non c’entra la gestazione per altri, che in Italia è vietata e tale sarebbe rimasta anche se – quando si presentò l’occasione – con le Unioni civili fosse stata approvata la stepchild adoption, l’adozione automatica del figlio del partner.

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