Le riforme tra paure e scetticismo

Invece la questione esiste. E non riguarda solo i leader in campo oggi (chi l’ha detto che vincerebbe la destra?), bensì il sistema Italia e le generazioni future.

In Italia la politica è troppo debole. Non suscita passioni, non attira competenze. I giovani, tranne eccezioni, non ne sono affatto attratti. La partecipazione diminuisce a ogni turno elettorale. Uno dei motivi è evidente: dal 2006 una legge elettorale che lo stesso autore definì «una porcata» non consente agli elettori di scegliere gli eletti. La legge fu poi definita incostituzionale; ma il sistema delle liste bloccate, compilate nelle segreterie dei partiti, è rimasto.

L’altra grande questione è la stabilità. Le maggioranze fragili, i valzer dei governi espongono drammaticamente un Paese già indebitato e fragile di suo — deficit robusto, crescita economica debole, disastro demografico — alla speculazione internazionale.

Il sistema ha bisogno di essere rafforzato. E non è vero che una politica forte violi le garanzie e le libertà. È vero il contrario. Quando la politica non sa decidere, non dà risposte alle necessità dei cittadini, non fa rispettare le regole ai padroni della Rete, non fa pagare le tasse alle multinazionali straniere e ai compatrioti miliardari, non tiene il passo della società, è allora che la democrazia entra in crisi, perché il popolo ha smesso di crederci .

CORRIERE.IT

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