Torino, il patto arcobaleno

Le città per i diritti, Paola Turci canta al Carignano per le famiglie arcobaleno: “Bambini”

La strada della disobbedienza civile con la decisione di proseguire comunque con le registrazioni, sollecitata dal presidente emerito della Corte Costituzionale, Vladimiro Zagrebelsky, non è giudicata percorribile dai sindaci delle principali città: «Non vogliamo illudere le famiglie e non so se questa sia la strada migliore per tutelare i bambini, visto che la Corte Costituzionale si è già espressa – spiega Sala, rispondendo al direttore Giannini – Vogliamo leggi giuste e deve essere il parlamento a decidere». E dal suo punto di vista il problema non è solo l’ostilità del centrodestra ma anche il fatto che «la nostra parte politica che deve attivarsi con più decisione». I sindaci continuano a metterci la faccia. Roberto Gualtieri spiega: «Noi andremo avanti sulle cose che possiamo fare, sapendo però che il problema è anche quello di non trascinare i bambini in tribunale». Ecco perché «io adesso farò la trascrizione di una bambina nata con due mamme con il certificato già formato all’estero, è una fattispecie che secondo noi non può essere in nessun modo contestata. Ma fare questo non basta». E De Caro aggiunge: «Io faccio di mio pugno trascrizioni dall’estero dopo il parere dell’avvocatura, ma non posso più farle per l’Italia per giudizio avvocatura». Nardella è sicuro: «Noi non arretreremo ma è tutto il parlamento che deve agire e noi siamo pronti ad aiutare il legislatore». Dal suo punto di vista «le resistenze sono di natura politica ed ideologica e hanno come denominatore comune l’omofobia». Anche per Manfredi la strada da percorrere è quella del matrimonio egualitario. Lepore aggiunge: «La guerra ha appannato quello che sta succedendo in Polonia e Ungheria ma anche nei Paesi dove l’ultra destra sta vincendo: le donne sono considerate strumenti per la fertilità del Paese e per la battaglia demografica». E aggiunge: «Noi continueremo a combattere questa battaglia contro il destino oscuro e oscurantista verso il quale ci vuole spingere il governo di Giorgia Meloni».

Torino, l’appello del sindaco Lo Russo: “Il Parlamento colmi il vuoto giuridico che riguarda i figli e le figlie delle coppie omogenitoriali”

Tante le testimonianze dei rappresentanti delle associazioni Lgbtq. Parole intense per raccontare le difficoltà quotidiane vissute dai bambini, oltre alle ansie dei genitori. «Quando metti al mondo un figlio o una figlia lo fai con la consapevolezza che farai di tutto per rendere la sua vita la migliore delle vite possibili. Qualunque genitore lo sa, a prescindere dal fatto che sia una persona eterosessuale, lesbica, gay, o transgender. Sono diventata madre nel 2014, quando è nato mio figlio Levon, eppure per lo Stato italiano sono madre solo dal 2022 quando un tribunale dei minorenni ha emesso una sentenza di adozione in casi particolari», commenta Alessia Crocini, presidente Famiglie Arcobaleno. Ha impiegato 8 anni per veder riconosciuto «un fatto che agli occhi miei, di mio figlio e del mondo che ci circonda era ovvio e scontato».

Che fare, allora? «Da Torino – spiega Lo Russo – parte la mobilitazione per arrivare ad ottenere il matrimonio egualitario che è largamente condiviso dall’Italia. La destra ha paura e sta cercando di mandarla in caciara. Noi vogliamo una legge per non discriminare i figli delle famiglie arcobaleno. E deve farlo il parlamento. Non tribunali o anagrafi».

LA STAMPA

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